La chiusura dell’anno scorso ha visto almeno tre accadimenti di una certa importanza per le prospettive del nostro paese: il nuovo accordo in sede europea sui criteri di stabilità, l’approvazione della legge finanziaria per il 2024, la bocciatura del parlamento italiano del MES (unico paese della Comunità Europea).
Il Governo, seppur con poco entusiasmo, ha salutato il nuovo accordo di stabilità come un compromesso, necessario, ma non peggiore di altri; l’opposizione ha invece condannato l’accordo considerandolo un cappio pericoloso per l’economia italiana negli anni a venire. Probabilmente hanno ragione tutte e due. Alla scadenza del periodo di proroga, del blocco dei parametri precedenti di stabilità, era gioco forza dover rinegoziare un novo patto e, per quanto si voglia eludere i problemi, il livello del debito sul PIL e il livello del disavanzo non possono che essere parametri da mettere sotto osservazione, anche per chi invoca, giustamente, un Europa federale. Vieppiù in un eventuale ed auspicabile tato federale non si potranno certo eludere i criteri di una sana gestione economica, riferiti ad ogni paese membro della Federazione (immaginatevi negli USA l’Alabama che fa quello che vuole in materia di spesa…). D’altra parte è vero che i prossimi due anni saranno ancora un periodo di limbo nel quale non scatteranno norme severe, ma dopo sì e questo governo non potrà certo dire che altri hanno svenduto gli interessi nazionali alla perfida Europa. La legge di bilancio appena approvata si colloca appunto in questo limbo, infatti i suoi effetti di alleggerimento fiscale durano un anno e poi? Tutto dipende da come andranno i parametri economici fondamentali del 2024. Partiamo dall’inflazione: le cause che l’hanno innescata sono diverse a partire dalla vigorosa domanda di materie prime, nella fase post-pandemica, fino ad arrivare alle guerre che hanno contraddistinto lo scenario geopolitico recente. Il governo intende utilizzare la probabile riduzione dei tassi di interesse, che la BCE potrebbe innescare vista la progressiva e, salutare, riduzione del tasso d’inflazione tendenziale, per alimentare ancora la spesa corrente. Tralascio la polemica contro la BCE dello stesso Governo (ma anche di Confindustria) sugli elevati tassi di interesse adottati dalla BCE per raffreddare la fiammata inflazionistica, se qualcuno aveva una ricetta migliore poteva dirlo, rimane il fatto che la cura probabilmente sta funzionando e il malato non è ancora morto (recessione).
Lo stesso governo si attende una crescita del PIL quasi doppia di quella prevista da altri istituti: Banca d’Italia, Confindustria e Unione Europea, non possiamo augurarci che abbia ragione e sperare che non valga il detto “un ottimista in genere è un pessimista male informato”.
Rimane il fatto che nel frattempo lo stesso Governo sta correndo ai ripari attraverso un piano di privatizzazioni importanti a partire da Poste Italiane e FFSS, personalmente non ho nulla contro le privatizzazioni, se fatte bene e con una visione di politica industriale (certi casi nel recente passato, quali Telecom Italia, non sono certo da additare come esempio da seguire, ma di questo non si può certo incolpare le forze politiche che compongono l’attuale maggioranza), il vero problema è che fare delle eventuali privatizzazioni? Se ci si limitasse a “fare cassa” per sostenere le spese correnti avremo ancora lavorato per mantenere alto il livello del debito e quindi dopo poco dovremo riaffrontare gli stessi problemi di sostenibilità, mentre il tempo a nostra disposizione scorre inesorabile.
Non sembra che l’attuale maggioranza invece intenda porre mano alle riforme necessarie, peraltro richieste dalla stessa Unione per rafforzare la concorrenza. I casi dei balenerai, dei tassisti e degli ambulanti, oramai fanno parte delle migliori battute comiche degne di un cabaret di provincia “non aumentiamo le licenze dei taxi altrimenti aumenta il traffico nelle città” oppure “le nostre coste sono gia state adeguate ai parametri europei e i balneari ne occupa una infima parte”, sfido chiunque a trovare qualche spiaggia libera che non sia in prossimità di discariche.
Non voglio nemmeno commentare le dichiarazioni sulle evasioni fiscali quali legittime azioni di difesa contro lo Stato esoso. Insomma si sta portando legna al fuoco di una nuova fiammata di debito pubblico? Forse no, per il semplice fatto che saranno ridotti i servizi sociali e rimandati i problemi determinati da un livello di produttività dei servizi stessi e in generale dell’apparato pubblico che ormai da più di vent’anni offre molteplici esempi di sconforto (provate a rinnovare un passaporto o una carta di identità).
Quando l’oste presenterà il conto dubito che avremo molti alleati in Europa anche grazie al capolavoro di “coerenza” che l’attuale maggioranza ha dimostrato sul MES.
Luigi Marelli