Una terza ondata. A gennaio, terminati i tristi e sorvegliati convivi. Non è chiaro se sia una premonizione, un avvertimento, una minaccia. Il paternalismo dispotico di chi ci governa si alimenta con le fosche previsioni dei virologi più pessimisti. A irritare non sono tanto le misure di prevenzione, necessarie seppur confuse e bislacche, ma il tono con il quale vengono annunciate. Come fossimo bambini: fate i buoni, se no arriva l’uomo nero. Anzi, per essere in tema: siate ubbidienti altrimenti nel sacco della Befana ci sarà solo carbone. Tossico, per di più. E così l’Epifania, che tutte le feste si porta via, stavolta si trasforma in un giorno del giudizio. Che succederà, dopo?
In Gran Bretagna hanno cominciato la vaccinazione anti Covid mentre in Italia non è ancora completata quella per l’influenza. Troppo superficiali loro o troppo lenti noi? Ai posteri l’ardua sentenza. Di certo, tra le nostre eccellenze, riconosciute all’estero, la burocrazia cieca e ottusa spicca al primo posto. A braccetto con l’incuria, la rapacità, il menefreghismo. Piove e subito frane, smottamenti, esondazioni. Torrenti coperti con l’asfalto scoppiano sommergendo interi abitati, le montagne devastate non reggono l’urto delle intemperie, la speculazione ha ingoiato alberi e argini naturali. Ora tutti si riempiono la bocca con due paroline magiche, green economy, ma ci sarebbe prima un Paese da ricostruire, dove le ferite mai curate dei terremoti sono diventate orribili piaghe.
La riscoperta della sanità pubblica ha segnato questi mesi di malattia. Va rilanciata e rafforzata, è stato detto in tutte le salse. Ma poi si scopre che per il settore, greppia dei partiti e cornucopia dei privati, è stata stanziata una quota minoritaria, 9 miliardi, il 4 per cento dei fondi europei. Qualcosa non torna. Il ministro Speranza assicura che si batterà per ottenere più soldi. Una richiesta chiara e comprensibile, a differenza della rissa sul Mes (ormai viviamo assediati dagli acronimi) e sulla task force, orribile espressione bellicistica, che dovrà gestire il malloppo.
L’esecutivo balla ma incassa il sì del Parlamento. Va avanti, anche se le minacce di Matteo Renzi, che vuole contare di più e si autoproclama difensore del Parlamento, potrebbero mandare tutto all’aria. Graziano Del Rio chiede al premier uno sforzo di umiltà. Resta il disgusto per questa continua pantomima. Una crisi durante il Natale blindato sarebbe l’apoteosi del surreale, impensabile anche per i teorici del situazionismo. E in ogni caso correremmo il rischio di cadere dalla padella nella brace, considerato che l’attuale opposizione è solo la faccia più brutale e spietata di un analogo sistema di potere. Non bisogna dimenticare che il presidente del consiglio è succeduto a sé stesso dopo aver sostituito la Lega con il Pd. L’italico trasformismo va da Depretis a Conte. Prevale sempre la logica del meno peggio, senza che nemmeno si sappia ormai qual è il bene.
Anni addietro, quando il coronavirus non aveva ancora sconvolto il mondo, Luisa Muraro ha scritto: “Le cosiddette Autorità, così si chiamavano una volta, non hanno più autorità. E senza credito, senza autorità cioè senza forza simbolica, che cosa diventa la politica? Nella migliore delle ipotesi, un faticoso darsi da fare che troppo spesso si arena nell’impotenza. Nella peggiore, un verminaio”. Ecco il senso di ripulsa, che la strumentale stupidità dell’antipolitica, a sua volta diventata struttura di comando, ha esacerbato. Una sorta di danza macabra intorno al capezzale della democrazia. Il ripiegarsi in un individualismo impaurito e schifato accentua l’attesa di un salvifico demiurgo.
Manca del tutto l’attenzione alla poliedricità dell’organizzazione sociale e alla differenziazione dei bisogni. La cabina di regia, i centri commerciali, le piste da sci monopolizzano lo scontro verbale senza che analoga attenzione venga dedicata alle diversità, alle diseguaglianze, alla disperazione, alle malattie mentali, all’infelicità, alla solitudine. E allora non c’è da meravigliarsi quando i giovani, ebeti alieni in una terra desolata, si danno appuntamento su al Pincio per scambiarsi calci e pugni.
Citiamo ancora Luisa Muraro: “C’è politica quando c’è movimento libero dell’anima e dei corpi, dove prima c’era cieca sottomissione ai più forti e al caso”. Quanta strada da percorrere. Siamo pronti per la terza ondata?
Marco Cianca