Sbagliava Carlo Marx quando sosteneva che la storia di ripete sempre due volte, la prima in forma di tragedia e la seconda in forma di farsa. Se, per esempio, parliamo delle tangenti che i politici si fanno dare da imprenditori e faccendieri in cambio di appalti, concessioni, e altri generi di “favori”, vediamo che questa storia non è mai finita, quindi non si è mai ripetuta perché è sempre stata presente. E decidete voi se si tratti di una tragedia o di una farsa, io personalmente opterei per la prima ipotesi anche se non si tratta di una tragedia vera e propria (esclusi i suicidi degli indagati negli anni novanta e le tante vite rovinate di chi è stato imputato ma poi è stato assolto). Ma insomma quello che bisognerebbe cercare di capire è la ragione per cui da trent’anni, anzi da molto prima, una buona parte della nostra classe dirigente (chiamiamola così) non resiste alle sirene del denaro facile, quindi a farsi corrompere rischiando il carcere e soprattutto la fine della propria carriera.
L’ultimo caso in ordine di tempo è quello del governatore della Liguria Giovanni Toti, un ex giornalista prestato alla politica, prima in Forza Italia dove sarebbe dovuto diventare l’erede di Silvio Berlusconi (ipotesi mai concretizzatasi) e poi in piccoli partiti irrilevanti come quello di Maurizio Lupi. Irrilevanti i partiti ma non irrilevante Toti, che per molti anni ha esercitato un potere più o meno assoluto nella Regione che governa, anzi che governava fino all’altro ieri quando è stato arrestato per corruzione. Ma il caso di Toti è solo l’ultimo di una lunga serie di politici accusati di corruzione, in maggioranza di centro-destra anche se non sono mancati e non mancano pure quelli del centro-sinistra.
Ora, siccome ministri, deputati, senatori, governatori e via via a scendere pe’ li rami non guadagnano poco, le domande sono molto semplici: rubano per avidità, per comprarsi una casa più bella, una villa al mare o in montagna, per poter fare strepitosi viaggi? Oppure per brama di potere (i soldi, come si sa, vanno a braccetto col potere da che mondo è mondo), e quindi essere in grado di perpetuare il loro di potere, anche comprandosi i voti degli elettori?
In realtà le domande non sono due ma è una sola, e dunque la risposta non può che essere la stessa per entrambe: lo fanno per avidità, sia per i soldi sia per il potere. Come si dice i soldi non bastano mai, e neanche il potere: più ne hai e più ne vuoi. Non a caso, Giulio Andreotti diceva che il potere logora chi non ce l’ha.
Ma come Marx, sbagliava anche lui: lo abbiamo potuto verificare negli anni di questa Seconda Repubblica. Tutti quelli che riuscivano ad arrivare al potere ne venivano logorati e alla fine lo perdevano. Per colpa delle tangenti o della loro politica sbagliata, erano costretti a mollare l’incarico e semmai – ma non tutti – a ricominciare da capo dopo qualche tempo di purgatorio, fatto di inchieste, processi, condanne, proscioglimenti e pure qualche assoluzione.
Allora un cittadino normale si chiede: ma chi glielo fa fare? Se sanno che finiranno in una spirale infernale da cui forse ne usciranno solo a costo di una via crucis irta di spine e chiodi e croci da portare sulle spalle, perché non fanno uno sforzo per provare – almeno provare – a essere onesti?
La risposta, direbbe Bob Dylan, soffia nel vento. E Luigi Pintor aggiungerebbe che la corruzione è intrinseca alla politica. Anzi, di più, è proprio la politica che corrompe.
Riccardo Barenghi