L’Italia ha una maggioranza stabile, che adesso deve guardare con coraggio alle necessità e urgenze reali; la prossima legislatura potrà essere una buona occasione per la ripresa e la modernizzazione solo se saprà affrontare le difficoltà alla radice; per uno Stato moderno servono istituzioni più semplici e politiche di qualità; occorre rivedere il sistema di welfare con la definizione di una nuova gerarchia di bisogni. E’ un’analisi complessiva del Paese quella contenuta nella relazione che il presidente di Confcooperative, Luigi Marino, ha letto oggi in occasione dell’assemblea annuale. Dal Governo Berlusconi, avverte, “ci aspettiamo quel rispetto per la cooperazione che ci è stato assicurato nell’incontro pre-elettorale”. Nelle coop italiane il 50,5% dell’occupazione totale è femminile, quella dipendente è cresciuta del 28% nel periodo 2001-2007, ma la vera ricchezza “è il capitale che accumulano nella fedeltà al territorio”. Oggi queste aziende chiedono alle forze politiche più chiarezza e attenzione, soprattutto per contrastare i “fenomeni pseudocorporativi” su cui finora è mancata una vigilanza adeguata. La ricetta giusta, secondo Marino, è “convenire su una visione nitida e chiarificatrice dei caratteri costitutivi e imprescindibili della cooperazione autentica”, e per farlo bisogna confrontarsi con gli organismi italiani ed europei. Si augura quindi che in futuro “non ci siano più cooperative rosse, e neanche bianche, o di altri colori” e quelle autentiche vengano pienamente riconosciute dallo Stato. Solo così, a suo giudizio, queste imprese potranno dialogare con la politica, modernizzare la propria linea e raggiungere l’obiettivo della crescita dimensionale con responsabilità e solidarietà.
Al centro del discorso anche l’assetto delle relazioni industriali. Per Confcooperative il protocollo del ’93 “ha esaurito la sua funzione” e bisogna definire nuove regole contrattuali: Ccnl più snelli, che demandino molti temi al secondo livello, detassare lo straordinario e il salario di produttività, insistere su lotta al sommerso e recupero contributivo e migliorare gli ammortizzatori sociali. Infine sul Mezzogiorno: “Non bisogna dare sviluppo con respirazione artificiale, bisogna realizzare le condizioni normali per uno sviluppo naturale”.
Giudizio estremamente favorevole arriva dal mondo delle imprese. Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, condivide la visione di Marino e considera allarmante la crescita lenta del Paese. Serve una stagione di riforme, dichiara, e nel prossimo Parlamento bipolare “attuarle sarà responsabilità comune”. Fondamentale proseguire il risanamento della finanza pubblica, semplificare la burocrazia per le aziende e puntare sulle infrastrutture. Giuliano Poletti, presidente di Legacoop, è d’accordo e parla di “grande possibilità” dopo la semplificazione della rappresentanza politica. “Adesso possiamo trattare con un Governo vero”, dice, ma anche gli imprenditori devono presentarsi uniti e superare la frammentazione che ha caratterizzato l’ultimo biennio di confronto. Sarà loro compito, inoltre, collaborare con i sindacati verso l’obiettivo prioritario di garantire la legalità. E l’idea della coesione viene ribadita dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che propone un avviso comune “per dare alla classe politica le nostre indicazioni sull’Italia che verrà”. Anche la Confederazione di via Po, da parte sua, è disponibile a parlare di detassazione degli straordinari, a patto che l’allungamento di orario “sia contrattato e non imposto”. Non è tempo di tornare agli accordi separati, insomma, ma serve una fase di documenti congiunti. Un’ipotesi che trova apprezzamento unanime in tutti gli interlocutori, dalle coop ai commercianti.
(In Documentazione la sintesi della relazione di Marino e i dati sulle coop nel 2008)
17 aprile 2008
Emanuele Di Nicola