Oltre 66 miliardi di euro di valore aggiunto nel 2012, pari al 4,7% del reddito complessivo prodotto in Italia; 77mila imprese attive iscritte a fine 2013 nei Registri delle Camere di commercio, oltre 1 milione e 200mila occupati censiti nel 2011; una domanda di lavoro programmata per il 2013 che raggiunge le 73.500 unità, puntando sulla qualificazione delle risorse umane ma anche sull’inclusione sociale, con una spiccata apertura ai giovani, alle donne, agli immigrati e a quanti hanno avuto poche opportunità di studiare.
E’ il sistema cooperativo, di cui il Rapporto “Cooperazione, non profit e imprenditoria sociale: economia e lavoro” messo a punto da Unioncamere – e presentato oggi a Roma – svela il consistente apporto all’economia nazionale e la capacità di resistenza alle avversità del ciclo economico, collocandolo in un ampio ragionamento che va dalla cooperazione all’imprenditoria sociale e ponendo attenzione, in generale, anche all’intero mondo del non profit.
“La finalità delle imprese cooperative, dichiara il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, non è remunerare il capitale per il capitale, ma valorizzare il territorio e rispondere, da un lato alle esigenze delle comunità, dall’altra al bisogno del singolo di trovare reddito e occupazione”.
Per Gardini, non è un caso che donne, giovani e stranieri, categorie che trovano difficoltà a inserirsi nel mercato del lavoro riescano a trovare occupazione proprio nelle cooperative. “Ricordiamo, conclude Gardini, che su 1,3 milioni di occupati complessivi del movimento cooperativo il 52,8% sono donne e circa 300.000 sono stranieri, mentre in una cooperativa su cinque nel management c’è un under 35”.
E.G.