“Nel 2022 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale da 7,7% nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7% in crescita dal 9,1% dell’anno precedente).Questo peggioramento è imputabile in larga misura alla forte accelerazione dell’inflazione. L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 28,9%, si ferma invece al 6,4% per le famiglie composte solamente da italiani. L’incidenza di povertà relativa si attesta al 10,9% (stabile rispetto all’11,0% del 2021) e le famiglie sotto la soglia sono 2,8 milioni.” Nel presentare i dati e le tabelle l’Istituto ha correttamente sottolineato l’incidenza della presenza di stranieri nelle famiglie in Italia.
Significa che nel conteggio dello stato di povertà assoluta questa volta si sono aggiunti gli stranieri, che ovviamente alzano il livello della situazione italiana rispetto agli altri anni. La povertà assoluta colpisce 1 milione 382 mila bambini e minori con un crescendo rispetto al numero dei presenti in famiglia e apportando disagio grave. Per fare delle riflessioni adeguate bisogna comparare i dati con quelli, per esempio, del 2016 dove erano oltre 1,6 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta, con un boom del +96,7% rispetto al periodo pre-crisi. Le persone in povertà assoluta erano 4,7 milioni, con un incremento del 165% rispetto al 2007. Tali dinamiche incrementali hanno coinvolto tutte le aree geografiche, con un’intensità maggiore al Centro (+126%) e al Sud (+100%). Il boom della povertà assoluta rinviava a una molteplicità di ragioni, ma in primo luogo alle difficoltà occupazionali, visto che tra le persone in cerca di lavoro coloro che erano in povertà assoluta erano pari al 23,2%.
Il fenomeno continua negli anni ad avere una relazione inversa con l’età: nel 2016 si passava dal 12,5% tra i minori (+2,6% negli ultimi tre anni) al 10% tra i millennial (+1,3%), al 7,3% tra i baby boomer, al 3,8% tra gli anziani (-1,3%). La povertà assoluta aveva l’incidenza più elevata tra le famiglie con tre o più figli minori (il 26,8%, +8,5%). E i dati mostravano un altro trend il cui potenziale sviluppo poteva avere gravi implicazioni nel futuro: l’etnicizzazione della povertà assoluta. Nel 2016 il 25,7% delle famiglie straniere era è in condizioni di povertà assoluta contro il 4,4% delle famiglie italiane, mentre nel 2013 erano rispettivamente il 23,8% e il 5,1%.Dunque il trend cresce così come cambiano le condizioni economiche e sociali italiane e le difficoltà vecchie si aggiungono a quelle nuove. Ma la povertà assoluta colpisce più i giovani e le donne per la inadeguatezza soprattutto dell’istruzione e formazione per le nuove generazioni giovanile per la garanzia di sicurezza sociale nel lavoro e percorsi inadeguati di crescita socio economica.
Il 30,8% dei giovani è assunto con contratto a termine contro una media del 13% per il totale degli occupati ed è più elevata del 20,6% del totale. La conseguenza sono redditi bassi e precarietà strutturale dunque povertà e vulnerabilità. Per i minori il rischio effettivo e continuo è la crescita della disuguaglianza in tutte le tappe della loro vita sociale e perda spesso della malavita quando sono figli di famiglie già sottomesse alla criminalità organizzata. Il gender gap comincia in età minorile per le femmine e continua nell’età dell’ istruzione e formazione, del lavoro, delle retribuzioni che fa del nostro Paese il fanalino di coda dell’Europa. La condizione femminile è peraltro peggiorata notevolmente durante la pandemia e non è ancora tornata ai livelli pre-Covid. Il tasso di attività femminile, che esprime la percentuale di donne tra i 15 e i 64 anni disponibili a lavorare, si attesta al 56,2%; il tasso di attività maschile è invece pari al 74,5%. Allarmante risulta essere pure il tasso di occupazione: 50,7% per le donne contro il 68,8% dei maschi. Il tasso di disoccupazione è del 9,6% per le donne e del 7,4% per gli uomini. Così la povertà diventa strutturale e discriminazione perpetua.
Alessandra Servidori
Componente – Fondo nazionale per il contrasto povertà educativa minorile