Le ultime elezioni regionali in Liguria hanno evidenziato una ulteriore crisi di partecipazione alla vita politica delle istituzioni democratiche; ha votato il 46% degli aventi diritto. Si tratta di un record negativo in elezioni rilevanti come quelle regionali. Assistiamo ad una tendenza ormai progressiva e certamente preoccupante per chi crede nella necessità di una partecipazione attiva e critica dei cittadini al buon funzionamento della democrazia.
Sembra prevalga una sorta di indifferenza unita a sfiducia e pessimismo determinati anche dalla difficoltà di sapere o di potere distinguere, analizzare e quindi scegliere sulla base di priorità, di intenti, di programmi politici, di responsabilità delle formazioni politiche in competizione per la gestione della cosa pubblica. Le ragioni di questo fenomeno di disimpegno sono molteplici e di complicata lettura. Non è certo in questa sede che si tenterà di analizzare le ragioni profonde del fenomeno, ma forse si potrebbe iniziare da un particolare che sembra essere ad un tempo effetto-specchio e concausa del distacco, sempre più evidente, tra ceto politico e cittadini elettori. Mi riferisco all’uso talvolta generico e indistinto dell’espressione “la politica”. “La Politica “contro la Magistratura, “politica “come sinonimo di discussione sterile, inconcludente, rissosa e dunque inevitabilmente respingente, “buttarla in politica” come scorciatoia per indicare dispute in malafede, polemiche e furbesche. Non che manchino esempi del genere, ma senza le dovute distinzioni e precisazioni si rischia di finire per sostenere le becere espressioni come: “la politica è una cosa sporca” o frasi ancora più gravi e pesanti. Insomma troppo spesso nel linguaggio un po’ sbrigativo, soprattutto televisivo, la politica viene presentata come un unico indistinto, senza preoccuparsi di specificare responsabilità specifiche dei soggetti coinvolti. La politica finisce per essere presentata come una sfera separata dalle passioni, dagli interessi legittimi e dagli ideali di chi essa rappresenta o dovrebbe rappresentare; un indistinto negativo omogeneo e indifferenziato. Ma la politica è e deve essere il luogo delle distinzioni e della discussione, il luogo delle pluralità delle idee e dei progetti che devono confrontarsi e se necessario scontrarsi a condizione che ciò avvenga nel rispetto delle posizioni e delle regole condivise della democrazia autenticamente liberale. Nella rappresentazione della politica, il linguaggio talvolta sbrigativo, piuttosto che fornire strumenti di analisi e di migliore comprensione della realtà si limita a confermare la diffidenza e la separazione tra cittadini e partiti politici.
Certo rimane compito dei partiti politici e dei loro aderenti riconquistare fiducia, così come è auspicabile una nuova stagione di partecipazione responsabile alla vita politica di tanti giovani e non. In questo senso un uso più rigoroso del linguaggio nel rappresentare il mondo politico e i suoi protagonisti potrebbe contribuire positivamente.
Pier Fausto Buccellato