Sono sedici le manifestazioni di interesse pervenute nei termini della scadenza del bando di vendita unitaria degli asset del Gruppo La Perla e alla luce del crescente interesse riscontrato i Commissari hanno richiesto al Mimit l’autorizzazione a prorogare i termini per la presentazione delle manifestazioni di interesse di un paio di settimane, così da garantire la massima partecipazione alla procedura. Valutate le istanze, poi, gli operatori che hanno manifestato il proprio interesse potranno accedere alla data room per analizzare i dati e i termini del bando di acquisizione, nel rispetto della clausola di riservatezza, e successivamente formulare un’eventuale proposta vincolante di acquisto.
L’avviso di vendita unitaria degli asset del Gruppo La Perla, che include il marchio e lo stabilimento produttivo, rappresenta un caso senza precedenti: per la prima volta è stato possibile armonizzare diverse procedure concorsuali – alcune a scopo liquidatorio, di cui una nel Regno Unito, e una italiana finalizzata a individuare una soluzione industriale – con l’obiettivo di garantire una risposta industriale per il futuro del gruppo che valorizzi, al contempo, le competenze delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti.
“Un grande successo e un passo decisivo verso la possibile rinascita di La Perla, storico simbolo del Made in Italy”, afferma il ministro delle Imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso. “Grazie a un lavoro di squadra senza precedenti, stiamo trasformando una crisi in un’opportunità di rilancio industriale, un segnale importante per tutto il comparto della moda”. Un successo che vorrebbe essere un segnale positivo anche alla luce del profondo rosso dell’industria italiana, come dimostrano anche i dati Istat sulla produzione relative a dicembre 2024 che, per quanto riguarda i settori tessili, abbigliamento, pelli e accessori segnano un clamoroso -18,3% rispetto allo stesso mese del 2023.
La soddisfazione è grande anche per il sindacato, che pure mantiene cautela: “Aspettiamo di vedere i contenuti delle manifestazioni di interesse – dichiara a Il diario del lavoro la segretaria della Filctem-Cgil di Bologna, Stefania Pisani -,sarà questo il fattore dirimente: capire che soggetti sono, se ci sono dei piani industriali, qual è la tenuta occupazionale. Solo al quel punto si aprirà la partita vera”. Una fase molto delicata, quindi, proprio perché le basi per il rilancio si gettano in queste fasi: “Bisogna stare con gli occhi aperti per fare in modo ci si non ti ritrovi, tra due o tre anni, nella stessa situazione di oggi”, il che significa “ragionare guardando nel lungo periodo e non affannarsi a cercare una soluzione di breve termine”. Una delle questioni poste dal sindacato è stata certamente quella delle tempistiche di vendita, che presumibilmente avrebbero dovuto allungarsi con la proroga del bando, ma dal Mimit arriva la rassicurazione che il percorso resterà invariato. Sul quando ci sarà l’assegnazione, però, c’è ancora riserbo.
Nel suo commento, la sottosegretaria di Stato con delega alle crisi d’impresa, Fausta Bergamotto, sottolinea il valore del lavoro svolto dal Mimit, che dal 2023 “ha operato con determinazione per tutelare l’eccellenza del marchio La Perla, salvaguardare lavoratrici e lavoratori e rafforzare un settore strategico per il Paese”. Ma è proprio sulla questione di salvaguardia delle lavoratrici che si sta svolgendo un’altra partita importantissima e solo apparentemente parallela: cinquanta dipendenti delle due divisioni Management e Italia, in liquidazione giudiziale, rischiano di restare fuori dal rilancio a causa di un buco nel sistema di ammortizzatori sociali. Per le lavoratrici interessate, infatti, l’unico ammortizzatore previsto dalla normativa è la cassa per cessazione (ex decreto Genova) che non è uno strumento ammortizzatorio strutturale, ma viene finanziato di anno in anno dalla legge di stabilità con durata massima di dodici mesi. Le scadenze degli ammortizzatori sociali sono fissate al 25 gennaio per la parte management e al 10 aprile per il retail. Il 12 febbraio si è tenuto l’incontro con la direzione generale degli ammortizzatori in cui si è stabilita la proroga, per entrambe le aziende, del delta in avanzo dei 12 mesi della cassa per cessazione.
Nessuna novità, quindi, sui restanti periodi fino almeno alla vendita: “Non abbiamo avuto risposte rispetto al prosieguo e a quali soluzioni si intendono adottare, per cui al momento siamo ancora alle dichiarazioni del Ministero del lavoro al tavolo della moda del 7 febbraio, dove hanno preso atto dell’esistenza di un buco normativo negli ammortizzatori e hanno ammesso che bisogna trovare una soluzione intermedia tra la cassa per cessazione e la Naspi”, riferisce ancora Pisani, ma nulla di concreto c’è ancora sul tavolo. “Noi stiamo facendo tutte le pressioni del caso perché sì vanno bene le numerose manifestazioni di interesse, ma i tempi sono importanti per queste persone che vivono con gli ammortizzatori sociali che sarebbe giusto le accompagnassero quantomeno fino alla vendita, anche se l’ideale sarebbe arrivare alla fase del rilancio”. Il rischio, ancora una volta, è perdere le competenze “e senza le competenze non c’è rilancio industriale che tenga”. Senza ammortizzatori, dunque, il destino è scritto: queste lavoratrici si vedranno costrette, pur di avere una forma economica che le sostenga, a dare le dimissioni e ad abbandonare l’azienda. Il prossimo obiettivo è stabilire un incontro d’urgenza con l’Ufficio di Gabinetto del Ministero del Lavoro per mettere sul tavolo le soluzioni tecniche e le tempistiche “al di là delle dichiarazioni”, mentre tra due settimane ci sarà la chiusura ufficiale del bando.
Nel frattempo il sostegno alla lotta non si ferma: il 20 febbraio l’associazione femminista Blu Bramante di Modena ha organizzato una cena di finanziamento per contribuire economicamente alla lotta delle perline, mentre il 24 di febbraio in sala borse a Bologna, col patrocinio del Comune, ci sarà l’inaugurazione di “Sorelle d’Italia. Il lusso di resistere”, una mostra fotografica di due giovani artiste che hanno messo il loro talento al servizio della lotta. “Dobbiamo cominciare ad invertire la tendenza, soprattutto nel tessile che è un settore massacrato di cui non abbiamo più nulla, per cui se viene meno un’azienda di questa portata l’effetto sull’indotto artigiano di qualità è devastante”.
“Bisogna avere uno sguardo allargato se vogliamo salvare il settore, così come dobbiamo avere uno sguardo allargato rispetto alla attualizzazione di quella che è la responsabilità sociale d’impresa che dichiara la nostra Costituzione”, incalza infine Pisani. A mancare, ribadisce, “è una visione che metta a rete quelle che sono le capacità del territorio: nessuno è più un atomo a sé stante. Se non hai una logica di politica industriale che è completamente alternativa a quella che può derivare dal passato recente, non ne esci. Bisogna avere una visione che rimetta al centro le abilità e le competenze del territorio in maniera trasversale”.
Elettra Raffaela Melucci