Si apre una fase nuova per il gruppo Finmeccanica. Oggi, infatti nella sede del gruppo a Roma è stato presentato il protocollo siglato con le organizzazioni sindacali per rilanciare la competitività del gruppo e dare il via a un nuovo modello di relazioni industriali.
Tra gli obiettivi dell’accordo figurano: la valorizzazione delle strutture produttive, del patrimonio tecnologico e delle risorse umane qualificate. Attraverso il protocollo Finmeccanica, ha spiegato il direttore delle risorse umane, Roberto Maglione, intende sperimentare forme avanzate di coinvolgimento dei dipendenti nell’impresa attraverso le loro rappresentazioni sindacali, anche valorizzando il livello di contrattazione collettiva aziendale e il ruolo contrattuale delle Rsu e delle rappresentanze territoriali.
Tra i nuovi strumenti di partecipazione messi a punto dal gruppo di Piazza Monte Grappa e sindacati figurano: l’osservatorio sulle strategie di Finmeccancia, l’osservatorio nazionale di settore e livelli di confronto internazionali.
Dopo un lungo periodo di gestazione, ha commentato il direttore delle risorse umane, “è stato firmato un protocollo per favorire il rilancio di Finmeccanica, in un momento di difficoltà particolare per il Paese e per il gruppo stesso”. Sulla tempistica, ha spiegato Maglione dopo aver illustrato il protocollo, “già dalla prossima settimana inizieremo a lavorare con l’obiettivo di avere a luglio la deadline per gli accordi applicativi”.
La svolta nelle relazioni industriali – ha dichiarato l’amministratore delegato del gruppo, Alessandro Pansa, – è partita dall’idea di trovare una diversa struttura di relazioni sindacali, che avesse come obiettivi assi produttivi, patrimonio tecnologico, occupazione qualificata. Arrivare a un sistema partecipativo sull’esempio del modello tedesco “è un processo lungo – ha osservato l’ad – non è una cosa che si fa in poco tempo, in pochi mesi. E’un processo che avanzerà solo se ognuna delle due parti sarà nelle condizioni di poter gestire la collaborazione e il conflitto, entrambi elementi fondamentali per la crescita”. “Il nostro compito, ha continuato l’ad, è far sì che vi sia rispetto dei ruoli, cresca la fiducia reciproca tra sindacato e impresa, affinché il primo maturi dal punto di vista professionale e comportamentale e veda nell’azienda un soggetto importante per i lavoratori, e la seconda riconosca nel sindacato un soggetto con cui condividere la gestione delle attività produttive e non solo a cui rendere conto”.
In futuro, ha concluso il top manager, “bisognerà lavorare per poter assumere gente giovane. Oggi mi sento in difficoltà per non poter assumere giovani”, mentre “l’occupazione giovanile è un obiettivo di grande rilevanza”.
Per il segretario nazionale della Uilm, Giovanni Contento, il protocollo rappresenta un “passo avanti rispetto alle vecchie relazioni sindacali”. A suo giudizio, l’intesa “ha un valore non solo politico, ma rappresenta una ritrovata unità sindacale in un Paese in cui sono tutti contro tutti”.
La firma che è “un grande risultato” per il segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, grazie alla “vera svolta” prevista dal protocollo: “l’investimento reciproco su relazioni industriali partecipative, sotto il segno della sostenibilità e come nelle migliori esperienze nord-europee, nella direzione di una vera democrazia industriale, da praticare e verificare quotidianamente”. L’obiettivo della Fim è che ci sia in futuro un’evoluzione della struttura societaria verso il sistema duale che preveda accanto al Cda il Comitato di sorveglianza per le questioni di carattere strategico con rilevanza industriale e sociale.
Anche la Fiom dà un giudizio positivo sul protocollo firmato oggi. Il coordinatore nazionale del gruppo Finmeccanica, Massimo Masat, ha osservato che l’intesa, “dopo anni in cui in Italia si è venuta affermando l’idea che la competitività dell’impresa poteva passare solo attraverso la contrazione dei diritti del lavoro e la marginalizzazione del sindacato”, apre una fase nuova, puntando sulla conoscenza degli uomini e su un nuovo modello di relazioni industriali. “Non siamo di fronte alla Fiat” ha commentato il sindacalista, sottolineando l’importanza della firma unitaria rispetto alle “troppe divisioni”. “La Fiom, ha detto Masat, non è contraria a processi di raffreddamento se esiste un rapporto di confronto paritario nel rispetto dei ruoli reciproci, non solo per risolvere la crisi ma anche per trovare nuove soluzioni”. E’ necessario, però, ha concluso il sindacalista, “codificare il ruolo della rappresentanza, garantendo la reale rappresentatività delle organizzazioni sindacali”. (FRN)