La pioggia improvvisa ha bagnato i sette libri. Gocciolano, sulla panchina del parco, davanti ad alberi dai tronchi contorti. Un’antologia di poeti africani anti-apartheid, un saggio su Rousseau e sul contratto sociale, un romanzo di Patrick McGrath, un manuale per la gravidanza, una beffarda berlusconeide, una storia della banda musicale e dei suoi strumenti, alcune leggende rielaborate da Herman Hess. Un’offerta fradicia ma variegata.
“Libri in regalo”, chiarisce un cartello. C’è anche un numero di telefono. Risponde una gentile signora: “Ha piovuto? E nessuno del gruppo ha pensato di metterli al riparo? Io non sto bene e al momento non sono in grado di muovermi. Se può, li porti al vicino centro anziani e li disponga su un tavolo. Non uno sopra l’altro, mi raccomando. Qualcuno poi se ne prenderà cura. Una volta, per farli asciugare, li ho messi sul termosifone. La ringrazio infinitamente. Noi ci siamo ogni domenica mattina ma poi i testi li lasciamo a disposizione tutta la settimana. No, non bisogna dare nulla né vogliamo altri testi in cambio. Pensi che al foro contadino, un mercato al coperto non lontano da lì, una signora tiene un banco solo per offrire volumi. Ne ha tantissimi”.
I donatori di libri. Inaspettati elfi luminosi in una selva popolata da orchi.
Una creatura appena nata muore tra le braccia della madre a Lampedusa dopo un’odissea nel Mediterraneo e Matteo Salvini ghigna: “La pacchia è finita”. I francesi condannano la nostra beceraggine ma a Ventimiglia trattano come fossero scimmie rognose i neri che tentano di oltrepassare il confine. “Nessuno in Europa ha la coscienza pulita”, accusa l’Avvenire. E l’Osservatore Romano ricorda che in Siria il 90 per cento della popolazione vive in povertà e oltre nove milioni di bambini soffrono la fame e hanno bisogno di assistenza. Ma chi fugge da simili inferni, se non muore affogato, trova porti chiusi, muri e fili spinati.
La pandemia ha provocato una sorta di mutazione genetica, oltre che sociale, economica, culturale. L’invasione dell’Ucraina e la crisi economica hanno fatto il resto. Di fatto è come se l’umanità si fosse ulteriormente divisa tra buoni e cattivi, con una prevalenza di questi ultimi. Non in senso morale o religioso, eco di un manicheismo peraltro mai dimenticato, ma di trionfo dell’egoismo. Quasi un ritorno all’antropocentrismo tolemaico. Esisto io, solo io, e tutto ruota intorno a me. Rabbia e paura vengono innaffiate da politici senza scrupoli che, per dirla con Gerhard Ritter, hanno il volto demoniaco del potere, quello che conduce inevitabilmente al nazionalismo e alle guerre.
Marco Revelli, analizzando questi stravolgimenti, identifica nel Ballestrero, uno degli aguzzini che deridono il Cristo e gli cingono la corona di spine, la personificazione del disumano. Ma oltre che alla pittura di Bosch, viene da pensare all’orrore evocato da Lovercraft, con una inquietante premonizione dei cambiamenti climatici. “Vi era una diabolica alterazione nel corso delle stagioni, e da noi un caldo autunno indugiava paurosamente, dando l’impressione che il mondo, forse l’universo, fosse sfuggito al controllo delle divinità note e delle forze conosciute”, scriveva il visionario di Providence in Nyarlathotep, un racconto del 1921. Roba da brividi.
La parte oscura dell’umanità torna a ruggire. Insensibile, feroce, violenta. Ipnotizzata da una Destra che semina risentimento, indica i nemici, promette riscatto e vendetta. E se la Sinistra è incapace di opporsi a questo caos, ecco lo stesso Lovercraft a darci speranza. Erich Zanh è un violinista che con la sua musica allontana le tenebre. Suona, suona, suona. Senza mai arrendersi.
I donatori di libri sono tanti piccoli Zanh. Dispensano concordia, conoscenza, fratellanza. La loro panchina è lì. Anche quando piove.
Marco Cianca