Ribaltando completamente il concetto espresso molti decenni fa da Mao tse Tung, oggi si può dire che “grande è la confusione sotto il cielo ma la situazione non è eccellente”. Nient’affatto eccellente, in Europa, in America, in Ucraina, in Italia, insomma più o meno in tutto il mondo.
L’Europa annaspa nella ricerca della sua identità perduta (semmai l’abbia avuta) mentre deve fronteggiare l’offensiva di Donald Trump su tutti i fronti. Dalla guerra in Ucraina, che cesserà solo grazie a un accordo tra Usa e Russia sulla testa di Zelensky e di Bruxelles, ai dazi che il Presidente americano ha deciso di aumentare fino al 25 per cento provocando un notevole danno alle esportazioni europee.
Adesso gli europei discutono sulle truppe da inviare a Kiev, sempre che si arrivi almeno a una tregua tra Putin e Zelensky. E ovviamente si dividono tra chi è convinto di mandare i propri soldati, come la Francia e l’Inghilterra, improvvisamente tornata a fare politica nel vecchio continente, e chi è molto titubante, in particolare l’Italia. Tanto che il nostro Ministro della difesa, Guido Crosetto, ha così commentato: “Mandare le truppe non è come inviare un fax…”. Comunque c’è tempo per decidere che fare, prima i due belligeranti devono firmare la tregua sotto l’occhio vigile e interessato (alle terre rare) di Trump, poi l’Onu dovrà discutere e eventualmente decidere se mettere la sua egida sulla missione internazionale di peace keeping, poi gli europei e magari non solo loro dovranno decidere chi, dove e quante truppe spedire in Ucraina… Insomma, la notte è lunga, come disse Faye Dunaway a Robert Redford nel film “I tre giorni del condor”.
Così come in Italia, dove si naviga al buio, a destra e a sinistra. Il governo e la sua maggioranza, per quanto riescano a restare al potere e a godere di sondaggi ancora favorevoli (tranne Salvini, che più si agita e più resta inchiodato all’otto per cento), si trovano in un momento difficile, soprattutto a causa di alcuni ministri e sottosegretari finiti nell’occhio del ciclone giudiziario o di immagine, come Daniela Santanché, Carlo Nordio, Andrea Delmastro, Francesco Lollobrigida e chi più ne ha più ne metta. E la stessa premier, pur non avendo problemi con la legge, ha comunque spinose questioni politiche da affrontare, la principale si chiama Trump: con chi si schiererà l’Italia di Giorgia Meloni, con il Presidente americano che ha scaricato Zelensky in favore di Putin e ha dichiarato il suo disprezzo e la sua guerra commerciale contro l’Unione europea che secondo lui sarebbe nata contro gli Usa, o sceglierà di restare unita all’Europa? Ah saperlo…
Nel frattempo che Meloni decida cosa fare e chi voglia essere, anche la nostra opposizione ha i suoi guai. E anche grossi. È evidente che le idee filo-trumpiane di Giuseppe Conte stanno creando seri problemi alla leader del Pd Elly Schlein. La quale si trova stretta in una morsa: la sua linea unitaria con i Cinquestelle ormai vacilla grazie alle improvvide sortite dell’ex avvocato del popolo, che ovviamente vengono sottolineate un giorno sì e l’altro pure dai cosiddetti riformisti del suo partito, che quella linea non hanno mai condiviso. Tuttavia Schlein sa bene che senza un’intesa politico-elettorale con gli ex grillini (che in ogni caso vengono accreditati nei sondaggi al dodici per cento o poco meno) non esistono possibilità di vittoria contro la destra. Che fare, dunque?
L’unica possibilità è cercare di convincere Conte a cambiare idea, se non radicalmente almeno a moderare le sue pulsioni trumpiane che per un partito come il Pd sono ovviamente irricevibili. Parliamo d’altro, potrebbe essere la mossa della leader piddina, parliamo dei problemi di casa nostra, la sanità, la scuola, i poveri, gli immigrati, l’evasione fiscale. Insomma, concentriamoci sulle questioni sociali, che la destra non riesce a risolvere e il popolo della sinistra (qualora ancora esista) considera prioritarie per la vita degli italiani. Non le sarà facile, visto che la situazione mondiale incombe (basti pensare allo scandaloso video sul resort di Gaza), e ogni giorno propone una questione decisiva sulla quale non si può non intervenire se si intende combattere la battaglia politica. Tuttavia è l’unica strada che può tentare di percorrere la segretaria democratica, sapendo che, se fallisce, addio sogni di gloria. Tanti auguri, Elly.
Riccardo Barenghi