È morto Carlo Dell’Aringa. Un infarto lo ha strappato alla vita oggi in Corsica. Un lutto fortissimo per il mondo accademico, di cui era esponente di altissimo spicco. Era uno dei direttori de Il diario del lavoro, assieme ad Aris Accornero e a Tiziano Treu. Grande economista del lavoro, era stato prestato alla politica e per una legislatura era stato deputato per il Partito democratico e, nella breve esperienza del governo Letta, sottosegretario al Lavoro. Si era liberato da poco degli impegni politici ed era molto contento perché avrebbe potuto tornare al suo lavoro, quello vero, allo studio, all’analisi dei fatti economici e della realtà sociale del nostro paese.
Un uomo buono, Carlo, di grande tempra, un gran signore dai modi eleganti che lo caratterizzavano e che non tradiva mai. Era sempre molto vicino a Il diario del lavoro, ci voleva bene, si era scusato quest’estate per averci un po’ trascurati, diceva, per gli impegni della politica. In realtà non ci aveva mai fatto mancare il suo consiglio, la sua attenzione e noi sapevamo di poter contare su di lui, sempre. Ogni volta che abbiamo avuto bisogno di lui in questi lunghi anni di collaborazione ha sempre risposto con forza e attenzione.
Ci mancherà molto, come ci manca ancora tanto Gino Giugni: fu lui a volerlo nel board di Lavoro informazione, la rivista quindicinale dalle cui ceneri è nato, diciotto anni fa, Il diario del lavoro. Lo volle appunto perché Carlo era il miglior economista del lavoro. Erano loro tre, Gino Giugni il miglior giuslavorista in Italia, Aris Accornero il miglior sociologo del lavoro e Dell’Aringa, a completare questo vertice di altissima levatura.
I suoi modi discreti, la sua intelligenza pronta, la sua capacità di guardare lontano, la sua voglia di analizzare i fenomeni, di cercarne le ragioni profonde. Tutto questo ci mancherà. A noi e a tutti gli amici che gli hanno voluto bene e che lo ricorderanno sempre con affetto e gratitudine per quello che lui ha regalato loro nella sua vita.
Massimo Mascini