La barista è beffarda. “Ancora con la mascherina? Ma non vi siete stancati di fare i pecoroni?”. L’uomo, sorpreso, ha un soprassalto. Un’occhiata attorno e si rende conto di essere l’unico, nel bar, ad avere la bocca e il naso coperti. I pochi clienti gli dedicano uno sguardo quasi di compatimento, tra l’ironico e l’indifferente. Biascica una penosa scusa, sottovoce, vergognoso. “Ho una persona anziana e malata in casa e preferisco essere ancora prudente”. Paga in fretta il caffè ed esce, a capo chino.
Per strada, rimugina sull’accaduto. E si rimprovera. Avrei potuto dire: “Si faccia gli affari suoi, come si permette!”. Oppure: “E’ solo grazie alle persone ligie come me che i contagi sono stati arginati”. O ancora: “Magari lei non ha nemmeno fatto i vaccini. Se fosse stato per voi negazionisti, quanti morti in più ci sarebbero stati? Secondo le stime più recenti sono state salvate almeno centocinquantamila vite. Capisce di che cosa stiamo parlando? “.
Ma a che sarebbe servito? Solo a fare una litigata, tipo quelle che per due anni, prima di essere sostituite dalle polemiche sull’Ucraina, hanno inquinato le trasmissioni televisive. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Mah, adesso comunque sono all’aperto, mormora tra sé e sé l’indefesso rovellatore, e posso togliermi la mascherina. Oltretutto fa caldo e il respiro già è faticoso di suo.
Lungo il marciapiede, la gente è tutta a volto scoperto. Qualcuno, il vituperato ammennicolo lo tiene legato al polso, a mo’ di bracciale o, forse, di scaramantico amuleto. Ma ecco, una signora, avanti negli anni, sicura nel suo incedere, che lo indossa imperterrita. Un istintivo cenno di saluto, quasi un segnale di riconoscimento tra complici. Sì, noi sappiamo che il pericolo non è finito.
I dati sul Covid, per i giornali, hanno a malapena l’onore di una breve. I malati ci sono ancora, i contagi sembrano in risalita, ma ormai nella vulgata generale si tratta di un’influenza più o meno forte, da curare con il Brufen e la Tachipirina. Eppure, le notizie che arrivano dalla Cina e dagli Stati Uniti, e gli annunci di infinite varianti, non sono confortanti. Ma tant’è. Dopo l’estate si capirà meglio. Di certo, ci sarà una nuova campagna di vaccinazione.
Il vaiolo delle scimmie fa titoli ma non paura. L’Oms, poi, intende cambiare definizione perché suona discriminatoria nei confronti dell’Africa e dei nostri antenati. Anche il nome delle malattie può essere razzista. E la peste suina portata dai cinghiali spaventa solo i poveri maiali che devono essere abbattuti prima che arrivi il tempo dei prosciutti e delle salsicce.
L’obbligo della mascherina resta sui mezzi di trasporto, tranne gli aerei, negli ospedali e nelle case di cura per gli anziani. Sembrava che fosse indispensabile per gli studenti impegnati nella maturità e per chi volesse andare a votare. Proteste, cambio di rotta. Dall’ordine si è passati al consiglio. L’imperio diventa esortazione, la legge suggerimento. Il massimo della convivenza civile, della tolleranza, della condivisione.
Ma la barista, questo non lo sa. Nel Paese dei sì e dei no, del bianco e del nero, dei pro e dei contro, la ragionata discrezionalità personale assume i colori del sogno e dell’utopia. E quella che potrebbe apparire una svolta, un superamento epocale del concetto stesso di autorità, l’introduzione di un principio anarchico ammantato di partecipazione, appare come uno scarico di responsabilità. Fate un po’ come vi pare, noi vi abbiamo avvertiti. Una prova di ipocrita indecisione, non di illuminata consapevolezza.
In Italia non esiste la verità, celiava Ennio Flaiano. Siamo un Paese bizzarro, imprevedibile. Il flop dei referendum sulla giustizia e i risultati delle amministrative non bastano certo a capire le vere intenzioni politiche. Marco Tarquinio ammonisce: “Sta accadendo qualcosa. E non sono solo gli ormai consueti spostamenti di voti tra case partitiche vicine e da queste verso la piazza sconsolata e ribollente dell’astensione. E tantomeno le classifiche di vere o supposte primazie nella corsa su una triste china. Si accelera uno svuotamento di fiducia e di partecipazione nel serio gioco democratico”. Le parole e le scelte fatte “dall’alto” non vengono riconosciute “dal basso”, conclude il direttore di Avvenire.
Lo spread intanto sale, la stretta della Bce si fa sentire, i soldi mancano, le bollette crescono, l’inflazione morde. Le disavventure della Nazionale, dopo l’effimero trionfo degli Europei, sono lo specchio di questa crisi. Unica consolazione: Degnand Wilfried Gnonto, poco più di 18 anni, con il goal segnato alla Germania diventa il più giovane marcatore azzurro. È nato a Verbania, genitori della Costa d’Avorio. Un italiano con la pelle nera. Per fortuna che Salvini ha ben altro a cui pensare.
Marco Cianca