Non ho voluto commentare a caldo nella speranza che, a mente fredda e dopo essermi maggiormente documentato, avrei potuto esprimere un’opinione più positiva sul DEF presentato dal Governo.
Purtroppo, a qualche giorno di distanza, l’impressione poco positiva dell’inizio non è mutata ma anzi, una maggiore conoscenza non ha fatto che accrescere le preoccupazioni dell’inizio.
L’idea che mi sono fatto è che questa finanziaria si rifaccia a una impostazione keynesiana e che sia una replica ancora peggiore delle “finanziarie” a cui ci avevano abituato i governi della prima Repubblica degli anni ’60 e anni ’70.
Ciò che la caratterizza è una impostazione basata sul “deficit spending” e la contraddistingue un forte tratto assistenzial-populista mentre, al contrario, non contiene segnali importanti di attenzione rivolti ad uno sviluppo competitivo del Paese e non considera le probabili e negative conseguenze in un orizzonte di medio e lungo periodo.
Una finanziaria come questa, tra l’altro, avrebbe dovuto essere preceduta o fortemente accompagnata da una seria e rigorosa “spending rewiew” proprio per evitare di accreditarci come un Paese che non ha alcuna preoccupazione nel tenere sotto controllo il proprio indebitamento complessivo.
Un Governo serio e competente avrebbe cercato una legittimazione internazionale attraverso un progetto serio e credibile, una finanziaria che consentisse un importante risparmio a livello di tassi di interesse da una parte e dall’altra la conseguente creazione di disponibilità per soddisfare, nell’arco della legislatura, le promesse elettorali fatte.
La frenesia di non perdere il consenso elettorale e la poca visione prospettica sono purtroppo invece caratteristiche della nostra classe dirigente e questa finanziaria ne è la chiara dimostrazione.
Un altro elemento di disagio che colgo da imprenditore è l’atteggiamento ostile nei confronti delle imprese: dire in modo generico che gli imprenditori sono “prenditori” è come dire che i politici sono “corrotti”.
Certamente all’interno della nostra categoria non è tutto oro quello che luccica ma se dovessimo mettere imprenditori e politici sui due piatti della bilancia mi piacerebbe vedere da che parte la bilancia penderebbe.
Sarebbe ora opportuno che tutti in questo Paese capissimo che le regole del gioco non valgono più solo a livello nazionale ma che la partita si gioca a livello planetario.
Da due anni il nostro Paese stava vivendo una lenta ma comunque confermata ripresa e i presupposti erano che si potesse consolidare.Ora è’ interesse di tutti ritrovare serenità mentale, equilibrio, serietà e capacità di dialogo.
Alessandro Riello