La prima settimana di marzo si apre con un nuovo episodio, peraltro non risolutivo, dello scontro attualmente in atto tra maggioranza Fiom e maggioranza Cgil. Scontro che, come il Diario del lavoro ha già raccontato nei giorni scorsi, si è acceso dopo che la segreteria confederale della Cgil ha firmato, il 10 gennaio, l’intesa che contiene il regolamento attuativo dell’accordo 31 maggio 2013 sulla rappresentanza sindacale. Intesa che contiene anche le norme che consentiranno di effettuare, in termini unitari, la misurazione della rappresentatività delle Rsu e delle associazioni sindacali.
Per oggi, lunedì 3 marzo, era stato convocato in Cgil una nuova riunione del comitato centrale della Fiom. Riunione cui era stata invitata anche Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. Ma l’invito rivolto dalla segreteria guidata da Landini, e il fatto che sia stato accolto da Camusso, hanno finito per costituire due elementi di semplice, reciproca cortesia. La durezza sostanziale dello scontro, durante le 6 ore di dibattito – svoltosi presso la sede Cgil di corso d’Italia, nel salone dedicato a Giuseppe Di Vittorio – non si è minimamente attenuata.
Ricapitolando le puntate precedenti, la Fiom, contraria all’intesa, aveva chiesto da subito che le confederazioni la sottoponessero alla consultazione vincolante dei lavoratori. Prevedibile l’assenza di qualsiasi risposta positiva da parte di Cisl e Uil, accettazione dell’idea da parte della Cgil. Recuperato il dissidio fra Cgil e Fiom? Neanche per idea. Rispetto alle modalità proposte dalla Cgil per la consultazione, la Fiom aveva diverse obiezioni. Primo, la platea dei consultandi: tutti i lavoratori dipendenti, per la Cgil; solo quelli dipendenti dalle imprese associate a Confindustria, per la Fiom. Assemblee, possibilmente unitarie, in cui un oratore, a nome di Cgil, Cisl Uil, spiegasse le ragioni della firma, per la Confederazione. Assemblee in cui due oratori contrapposti enunciassero tesi alternative, per la Fiom. E via così.
Alla fine, il comitato direttivo Cgil, riunito a Roma il 26 febbraio, vara quella che ritiene essere una proposta di compromesso relativa alle dimensioni della platea: consultazione dei lavoratori iscritti alla Cgil e dipendenti da imprese aderenti a Confindustria, Confservizi (firmataria di un’intesa analoga), nonché di lavoratori dipendenti dalle imprese private cui la Cgil intende estendere l’accordo. Insomma, niente pensionati, e niente pubblico impiego. Ma a Landini non basta. Al termine della riunione del 26 febbraio, lui e Francesca Re David, presidente del comitato centrale Fiom, annunciano che non parteciperanno al voto. Il comitato centrale viene convocato a strettissimo giro di e.mail.
Ed eccoci alla riunione di oggi. Una riunione preceduta da qualche ansiosa attesa circa il possibile inasprirsi dello scontro. Ma il lettore non deve immaginare che le tesi contrapposte siano state sostenute dagli oratori tra loro duellanti con toni alti o voci aggressive. Al contrario. Si è avuta però come l’impressione che questa scelta quasi unanime di uno stile britannico sia stata dettata dalla consapevolezza che il conflitto potesse farsi ormai troppo aspro.
In una relazione lunga e articolata, il segretario generale Fiom è rimasto sulle sue posizioni. La Fiom propone dunque che l’intesa del 10 gennaio sia sottoposta alla consultazione unitaria di tutti i lavoratori metalmeccanici. Intendendo con “unitaria” che le assemblee dovrebbero essere convocate unitariamente da Fim, Fiom, Uilm e che tutti i partecipanti dovrebbero esprimersi col voto. Voto che, a sua volta, dovrebbe effettuarsi fra il 23 marzo e il 2 aprile. Quanto allo scrutinio, dovrebbe svolgersi dal 3 al 4 aprile. A premessa di tutto ciò, un’assemblea nazionale dei comitati direttivi provinciali e regionali Fiom da tenersi a Roma venerdì 21 marzo.
In altri tempi, questo sarebbe stato un bel programma. Quasi ovvio. Ma, oggi come oggi, c’è molto scetticismo sull’ipotesi che Fim-Cisl e Uilm-Uil prendano anche solo lontanamente in considerazione l’ipotesi di partecipare ad assemblee promosse dalla sola Fiom. Peggio, promosse da una Fiom in conflitto aperto con la Cgil a proposito di un’intesa, quella sì, unitaria.
Camusso ha replicato a Landini con un intervento anch’esso non breve, con cui si è proposta di rispondere in modo argomentato alle varie obiezioni mosse dallo stesso Landini all’intesa del 10 gennaio. Ma il passaggio più significativo del suo intervento è stato forse quello conclusivo. Passaggio in cui si è chiesta come sarà possibile sommare ai voti raccolti dalla Cgil tra i suoi iscritti nelle varie categorie, quelli eventualmente raccolti dalla Fiom tra metalmeccanici non iscritti alla Fiom. Perché (ma questa è una considerazione nostra), come ci insegnava la maestra alle elementari, non si possono sommare le pere con le mele.
Al termine della riunione di oggi, come capita spesso nella Fiom, le diverse posizioni congressualmente presenti si sono tradotte in un voto diversificato. I sì a Landini sono stati 84. I sostenitori di Bellavita, su posizioni cremaschiane, si sono astenuti (13 voti). I riformisti, che si raccolgono attorno a Gianni Venturi, specularmene a quanto fatto da Landini e Re David al Direttivo Cgil non hanno partecipato al voto.
di Fernando Liuzzi