Due contratti in 24 ore, conclusi brillantemente e con aumenti salariali consistenti. È la doppietta di Pasqua messa a segno dalla categoria dei chimici, che il 15 aprile hanno raggiunto l’intesa per il settore energia e petrolio (40 mila addetti, contratto scaduto a dicembre) e il 16 hanno ripetuto l’impresa per il settore chimica farmaceutica. Praticamente un record della contrattazione. C’è da dire che già nella precedente tornata contrattuale la categoria si era contraddistinta per efficacia e velocita, mettendo a segno rinnovi su rinnovi, in tempi assai brevi e con ottimi risultati.
Nel nuovo contratto energia e petrolio l’aumento sarà di 330 euro sul Tec, di cui 134 destinati al recupero dell’inflazione e il resto scaglionato in varie tranches fino a luglio 2027, per un montante complessivo nel triennio di quasi 9 mila euro. Per quanto riguarda il welfare contrattuale sono stati previsti 5 euro aggiuntivi per il Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa FASiE. Nell’intesa, anche la riduzione dell’orario di lavoro per venire incontro alle esigenze dei lavoratori, nuove tutele per il welfare contrattuale e le persone fragili, maggiori garanzie per il ruolo fondamentale dei rappresentanti per la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Quanto al contratto della chimica farmaceutica, l’accordo è stato raggiunto con ampio anticipo sulla scadenza del contratto, a riprova delle eccellenti relazioni industriali che caratterizzano il settore. Per la parte economica, l’aumento è di 294 euro, comprensivo dell’anticipo convenuto con l’accordo di gennaio 2024. Resta inoltre confermato il modello di verifica degli scostamenti inflativi, con il ruolo dell’EDR quale elemento di compensazione. Al centro del rinnovo, oltre alla parte economica, la volontà condivisa di rilanciare “la cultura delle relazioni industriali, la cultura industriale, delle trasformazioni digitali ed ecologiche e delle competenze del futuro, la cultura dell’inclusione, del rispetto e della responsabilità sociale, la cultura della sicurezza sul lavoro”.
Molto soddisfatto il segretario della Filctem Cgil, Marco Falcinelli: i due contratti, spiega, “confermano un modello contrattuale che in questi anni ha sempre garantito non solo la salvaguardia del potere di acquisto, ma anche la crescita delle retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori dei settori”. Tuttavia, Falcinelli sottolinea che il contratto nazionale, per avere autorità salariale e riconfermare il suo ruolo, “non può essere la mera risultante di un calcolo ragionieristico che prende in considerazione solo l’IPCA e i minimi tabellari, anche le retribuzioni reali all’interno delle imprese e l’andamento dei settori devono avere un valore per determinare la dimensione degli incrementi”. Il segretario, insomma, sollecita una revisione del sistema contrattuale, ormai datato e non più rispondente alle necessità: “se vogliamo proteggere realmente i salari delle lavoratrici e dei lavoratori dall’erosione inflativa, gli aumenti devono anticipare la dinamica inflativa e non rincorrerla ex post, costringendo i lavoratori a sperare che l’inflazione aumenti e il Paese vada male per avere incrementi del salario”.
Sulla doppietta dei chimici sono intanto arrivate le congratulazioni dei leader: sia Maurizio Landini che Daniela Fumarola si sono complimentati con la categoria per il risultato ottenuto. Intesa che “innova e migliora le relazioni industriali”, ha osservato Fumarola, mentre per Landini è “un segnale forte per le parti datoriali che continuano a tenere bloccati i tavoli contrattuali dei metalmeccanici e delle telecomunicazioni e a rinviare la chiusura del multiservizi mettendo così in discussione, prima ancora del sistema di relazioni industriali, i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Nunzia Penelope