“Mirafiori è già chiusa.” Quattro parole che non costituiscono, propriamente, un annuncio, ma, come minimo, una mezza constatazione. A dire queste parole, a Torino, è stato un delegato della Fiom-Cgil, un operaio che, se ci fosse lavoro, lavorerebbe nel più iconico, come oggi si dice, degli stabilimenti produttivi di quella che un tempo è stata la Fiat, poi diventata Fca, ed è attualmente Stellantis. Ma siccome di lavoro ce n’è poco, l’operaio di cui stiamo parlando è spesso a casa, in Cassa integrazione.
L’occasione per questa esternazione si è avuta lunedì scorso quando, allo Sporting Dora, uno spazio sito in corso Umbria e utilizzato anche per incontri pubblici di vario genere, era in corso l’Assemblea della Fiom di Torino. A un giornalista che gli chiedeva se temesse la chiusura di Mirafiori, il delegato in questione ha risposto come sopra riportato. Aggiungendo poi, non senza ironia, che “ogni tanto riapre”.
Ironia a parte, ci spiega al telefono Gianni Mannori, il giovane funzionario Fiom responsabile per Mirafiori, le parole del delegato sono tutt’altro che esagerate. “Dall’inizio di luglio a oggi – dice – in fabbrica si è lavorato per una settimana, più quattro giorni. E si tenga presente che si è lavorato su un solo turno.”
“E dopo?”, chiediamo. “Stando a quel che sappiamo – è la risposta di Mannori – da venerdì 13 settembre a domenica 13 ottobre i lavoratori resteranno a casa. Poi si vedrà.”
Perché questo squarcio di cronaca torinese? Perché ci sembra illustri molto bene, con un esempio concreto, il significato delle cifre che, il 5 settembre scorso, sono state riassunte in una dichiarazione congiunta di Pino Gesmundo, membro della Segreteria confederale Cgil, e di Michele De Palma, segretario generale della Fiom, ovvero del sindacato metalmeccanici della stessa Cgil.
Il settore automotive – hanno ricordato innanzitutto Gesmundo e De Palma – “vive una fase di forti difficoltà con ripercussioni in termini di produzione industriale e di tenuta occupazionale”. Ciò in mezzo ai “grandi cambiamenti in atto”, nonché a causa “delle scelte industriali dei produttori presenti nel nostro Paese” e “della mancanza di politiche industriali pubbliche in grado di indirizzare il settore”. Ciò, inoltre, in presenza di “crisi sempre maggiori” anche “nelle aziende della componentistica” e, insomma, “in tutta la filiera”.
Venendo poi alla situazione specifica di Stellantis, Gesmundo e De Palma hanno sottolineato che la produzione realizzata dal gruppo in Italia “è crollata, nel primo semestre del 2024, a -29% rispetto allo stesso periodo del 2023”.
Per ciò che riguarda in particolare il tema dell’occupazione, e andando anche più indietro nel tempo, la nota firmata dai due sindacalisti ricorda che “dal 2014 ad oggi sono 11.500 i lavoratori diretti usciti dagli stabilimenti italiani di Stellantis”. Di questi, ben 2.800 lavoravano presso i cosiddetti “Enti centrali”, ovvero nel quartier generale dell’Azienda.
Sempre in tema di calo occupazione, la nota rileva che “nel 2024 sono previste ulteriori 3.800 uscite incentivate”, mentre sono già “oltre 3.000” i “lavoratori in somministrazione che risultano licenziati al giugno 2024”.
Se si guarda poi alla situazione produttiva dei singoli stabilimenti, “il quadro è allarmante”. Confrontando il primo semestre 2023 con l’analogo periodo del corrente anno 2024, si vedrà che le vetture prodotte a Mirafiori (Torino) sono scese “da 52.000 a 18.500”; a Modena, “da 600 a 160”; a Cassino (Frosinone) “da 30.006 (…) a 18.375”; a Melfi (Potenza) “da 99.085 a 56.935”.
“L’unico stabilimento dove si registra una leggera crescita – aggiunge la nota – è Pomigliano (Napoli), dove, nel primo semestre del 2023, sono state prodotte 71.520 auto”, mentre, “nello stesso periodo di quest’anno”, ne sono state prodotte “85.080”.
Quanto ai “veicoli commerciali leggeri” prodotti alla Sevel di Atessa (Chieti), un comparto in cui, per alcuni anni, è stata registrata una crescita reiterata, ci si è trovati adesso davanti a un calo, sia pur leggerissimo. Si è infatti passati dai 115.250 furgoni prodotti nel primo semestre 2023, ai 114.670 prodotti nell’analogo periodo dell’anno in corso.
“A tale quadro – sottolineano poi i due sindacalisti – corrisponde paradossalmente una crescita esponenziale degli utili di esercizio e del valore aggiunto per addetto realizzati da Stellantis.” Risultati, questi, raggiunti poggiando “sulle spalle dei lavoratori attraverso l’utilizzo massiccio di ammortizzatori sociali, l’aumento dei livelli di saturazione sulle linee e il peggioramento delle condizioni di lavoro”.
Ora qui è appena il caso di ricordare che per un lavoratore dipendente del settore privato, operaio o impiegato che sia, stare in Cassa integrazione non vuol dire stare in vacanza. Vuol dire avere un calo consistente del proprio reddito. E ciò per due motivi. Primo, perché l’assegno mensile passato dall’Inps ai cassaintegrati è strutturalmente più basso dei minimi salariali previsti dai Contratti collettivi. Tanto per fare un esempio, un altro operaio Fiom, intervistato nei giorni scorsi a Torino, ha dichiarato che, quando si trova in Cassa integrazione, guadagna, se così si può dire, 1.180 euro al mese.
Secondo motivo: chi è a casa in Cig non può svolgere nessuna forma di lavoro straordinario (ovvero un numero di ore superiore a quanto richiesto dal contratto), né può svolgere lavori in orari disagiati (e quindi ore di lavoro maggiormente retribuite). In pratica, non può quindi “godere” di nessuna forma di maggiorazione del salario previsto per il suo livello di inquadramento professionale.
Immaginate quindi l’amara sorpresa dei 3.000 dipendenti delle Carrozzerie di Mirafiori quando, nei giorni scorsi, hanno ricevuto dalla Maserati una inattesa e.mail che cominciava così: “Caro/a collega, Siamo lieti di annunciarti che dal mese di settembre avrai la possibilità di acquistare una nuova vettura Maserati a condizioni dedicate a te, ai tuoi familiari e ai tuoi amici.”
Secondo capoverso: “La nostra straordinaria gamma ti aspetta! Potrai scegliere tra i modelli Grecale, GranTurismo, GranCabrio e configurarli come preferisci direttamente sul sito maserati.it, a eccezione di personalizzazioni Fuoriserie.”
Il resto della missiva ve lo risparmiamo. Ma, a quello che ci risulta, questa brillante iniziativa commerciale non ha fatto sorridere i lavoratori cui è stata rivolta. Basti pensare che, attualmente, il marchio del Tridente è uno dei marchi del gruppo Stellantis e che, in particolare, i modelli GranTurismo e GranCabrio sono fabbricati proprio a Mirafiori. A ciò aggiungiamo due dettagli. Primo: in questi mesi, molti lavoratori delle Carrozzerie sono stati posti in Cassa integrazione, oppure in Contratto di solidarietà. Con una riduzione, come già accennato, delle loro retribuzioni contrattuali. Secondo: ognuno dei tre modelli Maserati citati nella e.mail aziendale ha un prezzo di vendita piuttosto salato. Buttando un occhio su Internet, si apprende che il prezzo del Grecale parte da una cifra superiore agli 80.000 euro, mentre quello del GranTurismo parte da una soglia di 180.000 euro e quello del GranCabrio da una soglia superiore a 200.000 euro.
Provocazione commerciale a parte, e quindi irritazione a parte, i dipendenti di Stellantis si trovano comunque a vivere in una situazione di incertezza. Le ultime notizie da Termoli, relative alla sospensione da parte della stessa Stellantis degli “investimenti previsti per realizzare la gigafactory per la produzione di batterie” per le auto elettriche, non sono brutte notizie solo per i lavoratori del sito molisano. Suonano come un campanello di allarme per le prospettive dell’intero Gruppo in Italia. Un campanello di allarme che, proprio oggi, è risuonato ancora più forte quando, come recita un comunicato della stessa Fiom, “la Direzione aziendale di Stellantis ha comunicato ai delegati interni” dello stabilimento di Mirafiori “l’ennesimo stop produttivo che durerà un intero mese”.
In pratica, a integrazione di quanto da noi scritto sopra, ciò significa che la chiusura dello stabilimento, fra le giornate di venerdì 13 settembre e di domenica 13 ottobre comprese, sarà totale. Per un intero mese, non una sola Fiat 500 elettrica, il modello su cui Stellantis sembrava puntare di più da qualche tempo a questa parte, uscirà dalle linee di montaggio di Mirafiori.
@Fernando_Liuzzi