L’Italia è nel bel mezzo di una crisi di immigrazione? Sì. Questo giustifica le misure di emergenza messe in campo dal governo Meloni? No, anzi aggravano il problema. Non solo perché sanno più di propaganda che di realismo, ma perché aggirano il punto chiave della situazione attuale. La crisi non è nell’ondata dei migranti. E’, invece, proprio nella politica dell’accoglienza o, se la parola accoglienza fa paura, nella gestione logistica degli immigrati. Qui e ora, infatti, quello che trasforma una crisi migratoria che interessa tutta Europa in una drammatica emergenza italiana che investe sia chi sbarca, sia chi li vede sbarcare è la particolarità geografica del nostro paese, proteso nel Mediterraneo. La traversata via mare si fa d’estate e, dunque, è d’estate che i numeri degli sbarchi esplodono. Fra gennaio e giugno di quest’anno, secondo il ministero dell’Interno, sono sbarcati sulle coste italiane 64 mila stranieri. Nei tre mesi successivi, il numero è raddoppiato a 127 mila. Un fenomeno, però, largamente prevedibile e anticipabile che fa ricadere la responsabilità della attuale emergenza in chi non ha saputo – o, si può pensare, voluto – attrezzarsi per tempo ad assorbire e governare il picco inevitabile e puntualmente ricorrente degli sbarchi, con minori drammi e disagi possibili per tutti.
Ma, invece di farci ipnotizzare dai numeri del picco estivo, proviamo a spalmare il flusso migratorio su un periodo più lungo: l’eccezione italiana, in materia di migranti, scompare. I numeri sono inequivocabili. Altro che sostituzione etnica, altro che invasione, altro che Europa sorda ai nostri appelli. L’ondata migratoria ci passa largamente sopra la testa: siamo, nei fatti, fra i paesi meno coinvolti.
Nella prima metà di quest’anno, l’Italia ha accolto 64 mila migranti. In tutta Europa, sono stati 519 mila. Se si tiene conto anche dei mesi estivi, cioè da gennaio a settembre, il numero degli sbarchi in Italia arriva a 127 mila. Ma, nel corso del 2023, l’insieme dei paesi europei si aspetta, in tutto, un milione di nuovi immigrati. E l’Italia non è affatto in prima fila: siamo quinti nelle statistiche di accoglienza.
Nel corso del 2022, un quarto di tutte le richieste di asilo avanzate in Europa sono state concentrate in Germania: 217 mila. Un altro 15 per cento in Francia (137 mila). La Spagna ne ha avute 116 mila (il 13,2 per cento). L’Austria 106 mila, il 12 per cento del totale. In Italia sono state solo 80 mila, meno del 10 per cento. Quando gli altri governi europei, sia pur educatamente, sbuffano davanti alle lamentele e alle recriminazioni del governo di Roma, hanno in mente queste cifre. La popolazione italiana sommersa dai rifugiati? In Germania, ci sono 32 richieste di asilo ogni 10 mila abitanti. In Spagna 30. In Francia 22. In Italia 16.
E chi presenta queste richieste di asilo? L’impressione che la propaganda di destra, sia pure a mezza bocca, cerca di rafforzare e, cioè, che l’immigrazione in Italia sia qualitativamente, per così dire, inferiore (braccianti invece che ingegneri) non trova riscontro nelle cifre. In Italia, il maggior numero di rifugiati viene dal Bangladesh, dal Pakistan e dall’Egitto. In Germania dalla Siria, dall’Afganistan e dalla Turchia. In Francia dall’Afganistan, dal Bangladesh e dalla Turchia.
Se, poi, in Italia il problema dell’immigrazione viene spesso presentato come un problema di ordine pubblico è anche perché 140 mila rifugiati sono ammassati nei centri di accoglienza. In Germania sono il doppio, ma più distribuiti sul territorio.
Mentre il picco stagionale degli sbarchi rinfocola gli allarmi sull’invasione e sulla sostituzione etnica, insomma, sarà bene ricordare che i numeri ufficiali dicono che l’Italia è fra i paesi più risparmiati dalle ondate migratorie. Nel 2015, gli stranieri presenti in Italia erano 5 milioni 420 mila. Nel 2022 erano 5 milioni 530 mila, appena 100 mila di più. E gli irregolari? 40 mila nel 2015, 50 mila oggi.
Maurizio Ricci