L’Imperatore dei topi e il Gran Visir dei pipistrelli si incontrarono in una grotta, poco distante dal corso dello Yangtse, il Fiume Azzurro. “Voi siete i nostri fratelli con le ali”, esordì il primo. “È vero, ma non ci siamo mai stati simpatici, a vicenda”, replicò il secondo. “Eppure, oltre che simili, siamo tutti dei reietti, schifati e temuti. Viviamo nascosti, nel buio delle fogne e delle caverne, rifuggendo la luce, vittime di ogni tipo di veleno, chi ci uccide lo fa con soddisfazione, come fosse un atto liberatorio”, insistette il ratto. “Però non capisco ancora perché hai voluto vedermi”, lo interruppe il chirottero. “Il fatto è che gli umani stanno distruggendo la natura e minacciano ogni forma di vita. Ti sembrerà strano ma ho raccolto il grido d’allarme di piante, animali, uccelli, pesci, rettili, microrganismi. Noi topi, nel corso dei secoli, abbiamo cercato di fermare questa bestia a due zampe, la più feroce e cieca, ma diffondendo la peste ne abbiamo solo rallentato la folle corsa verso la fine del mondo”, fu la risposta.
“E allora?”, insistette un po’ spazientito l’interlocutore, a testa in giù, attaccato al soffitto. “Ora dovete provarci voi. Fate paura, hanno anche inventato un personaggio tremendo ispirato alla vostra tenebrosità, Dracula. Avete a che fare con il loro sangue. So che vi mangiano, quasi vivi. Dovete vendicarvi. Anche i batteri e i virus sono dalla nostra parte. Anzi il re dei virus, il coronavirus, è disponibile a farsi diffondere. E il cambiamento del clima, questo caldo che sa di malattia, ci è favorevole. Saranno presi dal panico e dall’isteria collettiva. Non esitate!”, urlò il roditore. Uno squittio che i suoi simili sentirono in ogni remoto angolo del mondo. Il pipistrello rimase silenzioso per qualche istante. Poi gli ultrasuoni trasmisero la decisione di muovere guerra: “Va bene. Cominciamo da qui, dai cinesi. Sono la popolazione più numerosa e con comunità ovunque, difficile fermarli. Andiamo in battaglia”.
Una favoletta idiota, che più idiota non si può? Certo. Ma allora come definire le fole che accompagnano l’espandersi dei contagi? Un virus realizzato in laboratorio, l’accusa più diffusa sui social. Con tre varianti principali: è sfuggito di mano ai cinesi, sono loro stessi a diffonderlo per mettere il mondo in ginocchio e poi conquistarlo, è una guerra batteriologica scatenata dagli Stati Uniti contro il governo di Pechino. Scegliete voi la versione che più vi aggrada.
Castigo divino o nequizia umana? La separazione della politica dalla moralità, annotava Leonardo Sciascia nella prefazione alla “Storia della Colonna Infame” di Alessandro Manzoni, consente di attribuire ogni colpa a chi gestisce il potere. Come nel caso della spagnola, “venuta dopo il grande macello della guerra, si diceva fosse effetto di un conto da cui ancora risultava eccedenza di popolazione, essendo la guerra, per errato calcolo, finita un po’ prima di quanto doveva: e dunque la correzione, da parte dei governi, per quel tanto, né più né meno, che ci voleva a far tornare il conto. La convinzione che la mortalità fosse voluta e programmata dal governo era talmente radicata che, ad opporvi il fatto che anche alti funzionari governativi ne morivano, la risposta era che avevano sbagliato bottiglia: che avevano cioè attinto al veleno invece che al controveleno”.
Ma anche chi ha, o vuole, il potere, può utilizzare la credulità popolare. La peste che nel 1630 invase Milano e vide l’insensata caccia agli untori e la loro spietata esecuzione, testimonia, secondo lo scrittore siciliano, che “ poiché i cattivi governi, quando si trovano di fronte a situazioni che non sanno o non possono risolvere, e nemmeno si provano ad affrontare , hanno sempre avuto la risorsa del nemico esterno cui far carico di ogni disagio e di ogni calamità, l’opinione dei milanesi fu mossa contro la Francia, allora nemica alla Spagna dei cui domini lo stato di Milano era parte”.
“Prove tecniche di strage”: questo il titolo del quotidiano Libero accompagnato e supportato dall’eloquente occhiello “Il governo agevola la diffusione del virus”. Ma se tali affermazioni riescono ad ottenere una credibilità, anche minima, perché non ammettere che la natura, in tutte le sue forme, si sta ribellando? Ecco il complotto dei topi e dei pipistrelli. Esopo e Fedro sarebbero d’accordo. E forse anche Sciascia.
Marco Cianca