Le elezioni della Rsu nel pubblico impiego sono state ancora una volta al centro del dibattito tra Aran e sindacati. Le parti sociali però non hanno preso nessuna decisione in merito alla data in cui effettuare le elezioni. Questo perché il tavolo è diviso tra chi vorrebbe rimandare le elezioni, la maggioranza dei sindacati e l’Aran, e chi invece spinge affinché si svolgano il più presto possibile, la Cgil.
In particolare Aran, Cisl, Uil e altri sindacati autonomi, ritengono che sarebbe opportuno evitare le elezioni in questo momento per non doverle fare due volte, una ora con i vecchi comparti e un’altra successivamente con i nuovi. Questo perché, a loro giudizio, sarà necessario modificare l’accordo sulla rappresentanza in base ai nuovi comparti e poi, sulla base di queste modifiche, andare alle elezioni. Non è dello stesso parere la Cgil che ribadisce la sua priorità: fissare una data per le elezioni delle Rsu entro i prossimi 15 giorni. Se non verrà fissata una data, la Cgil si ripromette di individuarne una lei in cui svolgere le elezioni in tutti i settori della pubblica amministrazione, scuola compresa, possibilità prevista dalla legge. La discussione è stata aggiornata a martedì 5 aprile.
“Questo blocco della democrazia nel comparto pubblico, spiega la Cgil, è frutto di un’operazione architettata dal governo con il ministro Brunetta e il commissario dell’Aran che si nascondono dietro la mancanza di accordo tra le organizzazioni sindacali per giustificare il rinvio sine die delle elezioni. Cisl e Uil, secondo la Cgil, sostengono questa linea poiché non godono di popolarità: i lavoratori li giudicano corresponsabili delle scelte del governo su blocco dei contratti, disorganizzazione del settore e attacchi dell’esecutivo contro tutto ciò che è pubblico”.
La Cgil ricorda infine che i lavoratori del settore pubblico hanno il contratto bloccato fino al 2013 e che oltre il 35 per cento dei servizi pubblici sono sostenuti dal lavoro precario. In più, aggiunge, c’è tutta la politica dei tagli alla spesa che farà aumentare le tasse locali, con la possibilità per regioni e comuni di privatizzare alcuni servizi.
Francesca Romana Nesci