Con un incontro nazionale che si è svolto oggi a Roma, anche la Cgil ha assunto ufficialmente la tematica che va sotto il nome di Industria 4.0 come uno dei punti della sua riflessione strategica. In pratica, la confederazione di Corso d’Italia ha cominciato a dotarsi degli strumenti organizzativi e conoscitivi che dovranno aiutarla a impostare una propria analisi rispetto a tutto ciò che riguarda l’impatto dei processi di innovazione tecnologica, oggi in corso, sul mondo del lavoro e della produzione. Il tutto però, come ha sottolineato il segretario generale Susanna Camusso nelle conclusioni, non a uno scopo meramente conoscitivo, ma per alimentare, con la necessarie conoscenze relative alla dinamiche della quarta rivoluzione industriale, la propria iniziativa contrattuale.
A monte di tutto c’è un fatto, a dire il vero, piuttosto tradizionale. Di fronte all’insorgere di una nuova problematica,la Cgil, per prima cosa, ha costituito, all’interno della propria sede nazionale, una nuova struttura di lavoro. Struttura che va sotto il nome di Ufficio Progetto 4.0 e che è stata affidata alla guida di Fabrizio Solari, un dirigente che è uscito di recente dalla Segreteria confederale avendo terminato i suoi otto anni di mandato.
Per prima cosa, il nuovo ufficio si è però dotato di uno strumento piuttosto innovativo: la Consultaindustriale – composta da un centinaio di dirigenti sindacali, ricercatori, manager ed esperti e, a sua volta, coadiuvata da un Comitato scientifico.
La Consultaindustriale, e qui viene il bello, si è poi dotata di un strumento ancora più innovativo: una piattaforma digitale denominata, non senza una certa dose di creatività, Idea Diffusa. Una piattaforma che è stata creata, come scopo tattico, per “coinvolgere i membri della Consulta in attività informative e di condivisione di contenuti”. Scopo strategico, notevolmente ambizioso: “sfruttare l’intelligenza collettiva della community” che dovrà usarla per “produrre nuovo sapere e renderlo disponibile”.
Ma non è finita qui. Perche da novità nasce novità. Ed ecco che il coordinamento della piattaforma è stato affidato a Chiara Mancini che non è una funzionaria della Cgil, ma una dottoranda di Adapt, la struttura di ricerca comparata sui temi del lavoro guidata dal professor Michele Tiraboschi.
L’incontro odierno, svoltosi presso i locali di Luiss Enlabs, è stato convocato appunto per presentare la piattaforma Idea Diffusa. Ma ha finito per costituire l’occasione di un dibattito animato da numerosi interventi, tra cui quelli di Valerio Di Stefano, esperto di Diritto del lavoro dell’Oil, di Paolo Falco, economista dell’Ocse specializzato in mercato del lavoro, e dello stesso Tiraboschi.
Conclusione provvisoria: la dizione Industria 4.0 è troppo circoscritta rispetto allo spettro problematico chela Cgilintende affrontare con gli strumenti di cui si è dotata. Troppo circoscritta perché relativa, essenzialmente, all’industria manifatturiera. L’impatto delle nuove tecnologie digitali sul mondo della produzione, e quindi sul mondo del lavoro, è invece ormai più pervasivo e, allo stesso tempo, più ampio, essendosi esteso dal mondo della distribuzione commerciale, e quindi della logistica, con piattaforme tipo Amazon, all’agricoltura, con l’impiego di droni e di apparecchiature per l’automazione delle attività di irrigazione.
Per tutto questo, un primo punto di approdo dell’incontro odierno, condiviso da diversi interventi, è che perla Cgilsarà più utile parlare di Lavoro 4.0. Un concetto che potrà aiutarela Confederazionedi Giuseppe Di Vittorio, da una parte, a sviluppare la critica più netta di quella che Camusso ha definito “la rivoluzione dei lavoretti”, insomma, la “gig economy”, e, dall’altra, a studiare tutte le modificazioni che l’impiego diffuso delle tecnologie digitali sta producendo e produrrà sulle forme del lavoro umano.
@Fernando Liuzzi