La bilateralità come risorsa per risolvere la crisi. Questo il tema affrontato da un convegno organizzato a Roma da Confcommercio, dove si sono confrontate posizioni e sono state avanzate precise proposte. Tesi di fondo dell’incontro, l’importanza della bilateralità e del contratto nazionale da cui nasce. Ha aperto il dibattito il direttore generale di Confcommercio, Francesco Rivolta, secondo il quale ha occorre innanzi tutto superare il conflitto capitale-lavoro, in quanto gia’ superato, nei fatti, dal conflitto generazionale e territoriale. Rivolta ha ricordato come la presenza sul territorio degli enti bilaterali sia capillare e come, oggi più che mai, questo strumento sia centrale per risolvere i problemi della crisi economica. La necessità di innovare il sistema delle relazioni industriali è stato al centro dell’intervento del direttore centrale lavoro e welfare di Confcommercio, Mario Sassi. La globalizzazione, la fine del fordismo, ha sostenuto, hanno messo in luce come la cultura che ha portato alla costruzione del modello contrattuale italiano rischi di avere esaurito il suo corso. Ecco perché, a suo giudizio, è necessario occuparsi dell’evoluzione delle relazioni sindacali che devono modificarsi pur rimanendo nel solco della tradizione italiana. Ed è proprio per ampliare la platea dei soggetti coinvolti, ha aggiunto, e’ stata per la prima volta invitata a dare il proprio contributo anche manager Italia, l’organizzazione dei dirigenti del terziario.
Sassi ha invitato le parti sociali a trovare soluzioni concrete che si basino ”sul sistema lungimirante della bilateralità creato in questi anni”. Una delle sfide sarà di dare risposte alla necessaria ridefinizione dei servizi di welfare che dovranno “rimanere pubblici e ciò che inevitabilmente dovrà essere gestito con il concorso del cittadino o affidato alle parti sociali”; inoltre, nei contratti nazionali la qualità del lavoro dovrà trovare nuovo spazio e la formazione dovrà essere legata alle esigenze delle imprese che assumono. Quanto alla retribuzione, dovra’ essere collegata alle performance dell’impresa, senza escludere forme di partecipazione. Sul tema della rappresentanza, per Sassi l’accordo del 28 giugno tra sindacati e Confindustria non è applicabile al terziario, ma in ogni caso, ha sottolineato, mette in luce problematiche esistenti e che dovranno essere risolte.
La positività dell’iniziativa della Confcommercio, che riannoda il dialogo, dopo il rinnovo separato del contratto nazionale, è stata sottolineata da Franco Martini, segretario nazionale Filcams. Il tema principale da risolvere, ha detto, è la certezza delle regole nel contratto nazionale. La Filcams è d’accordo con la richiesta fatta ultimamente da Confcommercio di dare più dignità al contratto nazionale, soprattutto in un settore molto frammentato come ‘e quello del commercio. Martini, ricordando l’articolo 8 della manovra estiva, ha sostenuto che l’indebolimento del contratto nazionale in un settore molto parcellizzato puo’ pero’ mettere a rischio il sistema bilaterale. Inoltre, ha concluso, in futuro sarà fondamentale legare la formazione fatta dagli enti alle esigenze di chi offre lavoro e chiedere allo stato di aiutare gli enti che offrono servizi di welfare integrativo. Il sindacalista ha concluso il suo intervento chiedendo che le parti sociali si vedano al più presto per affrontare queste tematiche.
Anche Brunetto Boco, segretario generale della Uiltucs, ha messo in luce come, in un epoca in cui si dà sempre più importanza ai contratti aziendali e territoriali, il sistema bilaterale, che deriva dal contratto nazionale, cominci a soffrire. In particolare il sindacalista mette in luce come in presenza di contratti nazionali firmati non da tutti i sindacati e in mancanza di regole certe sull’esigibilità dei contratti, si aprano molte problematiche che finiscono per avere riflessi sul sistema della bilateralità. Anche a seguito dell’articolo 8 della manovra estiva, ha aggiunto, è necessario un accordo interconfederale che fissi delle regole. Boco ha annunciato che la Uiltucs sta formulando una bozza di accordo da sottoporre alle parti sociali su questo tema. ”Sul livello nazionale, ha sostenuto, bisogna riconoscersi reciprocamente, ma sul livello territoriale, un accordo interconfederale che fissi regole certe è fondamentale.”.
Boco ha poi chiesto una riforma degli enti bilaterali che razionalizzi il sistema per evitare che ci siano enti troppo piccoli. In alcune Regioni, ha consigliato addirittura di creare enti regionali.
Guido Carella presidente di Manageritalia, a sua volta, ha chiesto l’istituzione di un ente nazionale per le politiche attive nel terziario, la nascita di un’agenzia per il lavoro, e che la previdenza integrativa sia resa obbligatoria. Infine, Mirco Ceotto, della Fisacat Cisl, ha chiesto la costituzione dei collegi arbitrali e la creazione di una rappresentanza territoriale sulla sicurezza.
Luca Fortis