Si è svolto oggi in videoconferenza al Mise il tavolo Jsw. All`incontro, presieduto dalla viceministra Alessandra Todde, hanno partecipato l`azienda, il ministero del Lavoro, la Regione Toscana, il sindaco di Piombino, Invitalia e i sindacati di categoria.
“Ho preso in mano il dossier Jsw non appena ricevute le deleghe e ho ritenuto opportuno interloquire con tutte le parti coinvolte perché da diversi mesi il tavolo non veniva convocato al Mise”, ha dichiarato la viceministra Todde.
“Non ho seguito la vertenza Jsw nel governo procedente e ho ritenuto opportuno spendere del tempo per studiare la situazione complessiva, per poter portare il giusto valore al confronto. La visione industriale dell`azienda non è sufficientemente chiara e bisogna lavorare urgentemente su questo aspetto. Il governo – ha precisato – non ha alcuna preclusione a supportare un progetto di rilancio per Piombino, a patto che sia un progetto utile per l`interesse nazionale e non c`è alcun dubbio che lo stabilimento di Piombino sia da considerare strategico per il Paese e per il territorio”.
“Non dobbiamo assolutamente parlare di un intervento tattico sullo stabilimento industriale, ma dobbiamo lavorare in modo che il sito sia reso a tutti gli effetti competitivo senza illudere i lavoratori e tutto il territorio. L`azienda deve mettersi all`interno di un percorso di negoziazione rispetto agli strumenti che il Governo può mettere a disposizione, perché questa non è una vertenza semplice. Sono convinta che da questa operazione di rilancio si debba riuscire a servire l`interesse nazionale e non solo quello dell`azienda. Mantengo aperto il tavolo, in modo che le varie interlocuzioni tra le parti proseguano. Riconvocherò il tavolo entra i primi di giugno”, ha concluso la viceministra.
“Nonostante apprezziamo la volontà della viceministra Todde di convocare al più presto il tavolo nazionale, – afferma il segretario nazionale della Fim Cisl, Valerio D`Alò dopo l’incontro – dando ascolto al carattere di urgenza che per noi ricopre la vertenza, non registriamo a oggi segnali incoraggianti circa i suoi sviluppi”. Secondo il sindacalista, “la parziale variazione degli obiettivi assunti rispetto ai precedenti incontri e tempi ancora troppo incerti, ci preoccupa. La società indiana, che dovrebbe vendere a Invitalia con il 49% nella ricapitalizzazione stenta a decollare. Siamo ancora in una fase interlocutoria, con Jindal che dalle informazioni in nostro possesso, pare abbia dato al Governo un ultimatum per la definizione degli asset”.
Per D`Alò non c’è quindi “ancora chiarezza, sulla governance della società e del piano industriale di cui non abbiamo traccia: quali gli investimenti, gli obiettivi qualitativi e quantitativi delle produzioni. In particolare su forno elettrico, sulla cui capacità produttiva, 1,2 mln di tonnellate, non si ci sono certezze. Riteniamo inaccettabile che una vertenza così importante per il Paese, continui a vivere nell`incertezza, con i tempi che si continuano a dilatare senza che ci siano sul tavolo soluzioni certe. Un`incertezza che grava sulle condizioni dello stabilimento e degli impianti. Chiediamo al governo rapidità, bisogna che lo stesso riprenda in mano la vertenza con un ruolo da protagonista nella gestione dei vari passaggi, anche in materia di concessioni portuali, perché si possa vedere una soluzione all’interno di un piano nazionale sulla siderurgia tenendo insieme produzione, salvaguardia dell’occupazione ed il rilancio del sito toscano”, ha concluso.
Sull`esito dell`incontro, il giudizio della Fiom è molto critico: “Non solo non ci sono soluzioni ravvicinate per quanto riguarda l’ingresso di capitali pubblici e i relativi assetti societari, – sottolineato Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia e Silvia Spera, Area Politiche Industriali per la Cgil nazionalema registriamo un significativo arretramento e ridimensionamento degli orizzonti industriali, degli impegni e dei vincoli per dare a Piombino una funzione strategica nella siderurgia italiana”.
Per i sindacalisti, se “dovesse essere confermato un dimensionamento degli impianti ed, in particolare, di un forno elettrico con una capacità produttiva di 800.000 tonnellate/anno, sarebbe non solo impensabile di riassorbire i 1.800 lavoratori attualmente in forza a Jsw, ma sarebbe definitivamente persa l`opportunità per il sito toscano di agganciare la risalita del mercato. Le responsabilità di Jindal sono gravi ed evidenti, così come i ritardi e le incertezze del Governo”.
E ciò “è tanto più incomprensibile e colpevole, se si pensa che esistono già oggi le potenzialità di nuove verticalizzazioni (Magona potrebbe assorbire 500/600mila tonnellate; linee specifiche di laminazione della vergella potrebbero rifornire Bekaert) ed altre rilevanti opportunità per la domanda di acciaio si potrebbero aprire con gli investimenti del PNRR, nel potenziamento delle infrastrutture, nello sviluppo della mobilità, in particolare su ferro, nello sviluppo delle energie rinnovabili”.
Per i sindacalisti è necessario “trovare per Piombino una risposta che non prescinda dagli assetti complessivi della siderurgia italiana (per primi abbiamo chiesto un tavolo ed un piano nazionale sulla siderurgia), ma nemmeno pensiamo che possa essere una soluzione di risulta e tantomeno dettata da equilibri e relazioni da cui il sindacato resta escluso.
Per queste ragioni “non ci hanno convinto gli esiti dell`incontro che ripropongono uno schema classico in cui nei prossimi giorni si tornerà all`informalità delle relazioni ed a riconvocare il tavolo tra qualche settimana. Noi abbiamo chiesto un tavolo permanente, abbiamo chiesto di condividere un piano industriale credibile, abbiamo chiesto di condizionare la stessa commessa di RFI a impegni e vincoli di Jsw, da una parte, e ad un chiarimento definitivo sul ruolo del Governo nel settore siderurgico, dall`altra. Senza di ciò ci sembra inevitabile che la mobilitazione prosegua e trovi le forme che, di volta in volta, unitariamente e con il consenso dei lavoratori, decideremo”, concludono.
Per Guglielmo Gambardella e Vincenzo Renda, rispettivamente coordinatore nazionale Uilm per la siderurgia e coordinatore regionale UILM Toscana, non è più accettabile portare avanti una vertenza “che si protrae ormai da quasi dieci anni senza una soluzione definitiva. Non è accettabile che Jindal continui a fare tatticismi sulla pelle di oltre 1700 lavoratori perseguendo esclusivamente i propri interessi ed escludendo quelli sociali. Non è più accettabile che la multinazionale limiti lo sviluppo di un patrimonio industriale quale la ex Lucchini con grandi potenzialità di mercato; non è più accettabile che il governo temporeggi nell’assumere una decisione definitiva che dia una prospettiva ed un futuro certo al polo siderurgico piombinese”.
“Siamo ancora in una fase interlocutoria, ma si potrebbe profilare all`orizzonte un altro piano industriale. Non sarebbe la prima volta e, c`è da augurarsi, che questa sia l`ultima e che soprattutto non finisca in un nulla di fatto”. Questo invece l`esito del confronto per il segretario nazionale Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, e il vicesegretario nazionale con delega alla Siderurgia, Daniele Francescangeli. “Né noi né i lavoratori siamo disposti ad ascoltare promesse che rischiano ancora una volta di non essere mantenute. Sarebbe preferibile invece dipanare nodi strategici per la fabbrica e per il territorio, sfruttando al meglio l`occasione rappresentata dalle nuove nomine altamente professionali al ministero dello Sviluppo economico”, hanno spiegato.
“È necessario lavorare in modo costante responsabile, affrontare tutti i nodi del mercato e i veri problemi dell`occupazione. Insomma, c`è da realizzare piuttosto che andare dietro alle stranezze di Jsw. Occorre l`impegno concreto del Governo per garantire un futuro al sito industriale di Piombino e rendere le acciaierie competitive”, hanno concluso Spera e Francescangeli.
E.G.