Il decreto correttivo del Jobs act sull’utilizzo dei voucher in agricoltura è un importante passo in avanti per il contrasto al lavoro nero e al caporalato. In particolar modo, l’aver riportato a un tetto di 2.000 euro il massimo di remunerazione annua per committente è uno strumento per evitare usi distorti del voucher. Il diario del Lavoro ha intervistato Ivana Galli, segretario generale della Flai Cgil.
Ivana Galli, è soddisfatta del decreto correttivo del Jobs Act sull’uso dei voucher in agricoltura?
Siamo sicuramente soddisfatti, innanzitutto perché non c’è più la deroga alla legge che riguardava specificatamente il settore agricolo. L’assenza della deroga ha riconfermato il testo e il limite di 2.000 euro per compensi di lavoro accessorio per ciascun committente di lavoro in agricoltura.
Era importante mantenere il livello di 2.000 euro?
Se fosse rimasto il limite di 7.000 euro, si sarebbe strutturato il lavoro attraverso i voucher. In pratica, si sarebbero potuti pagare in voucher all’incirca 170 giornate all’anno, per cui non sarebbe più stato un lavoro accessorio ancorché per studenti, pensionati, ma attraverso il voucher sarebbe stato pagato un lavoro strutturale.
Sono cambiati i tempi per la comunicazione dell’avvio al lavoro?
Avremmo voluto che la comunicazione per l’avvio del lavoro fosse equiparata a quella degli altri settori e quindi che la comunicazione avvenisse almeno 60 minuti prima dell’inizio del lavoro accessorio. Questo non è avvenuto, è stato introdotta la procedura secondo la quale comunicazione deve avvenire in un arco temporale non superiore a 3 giorni. Noi riteniamo che sia una buona mediazione. In caso di violazione dei tempi di comunicazione, comunque, si applica la medesima sanzione prevista per il lavoro intermittente.
Chi controlla l’applicazione della norma?
La Dtl, la direzione territoriale del lavoro, insieme all’Inps e al ministero del Lavoro sono gli organi preposti al monitoraggio e al controllo di tutti i rapporti di lavoro, sulla corretta gestione sia dell’assunzione che dell’applicazione del contratto. I controlli sono complicati, si parla di settore che è fatto di campi, di territori dislocati. Rispetto a chi critica il ddl e l’introduzione di misure severe, suggerisco piuttosto di preoccuparsi del fatto che bisogna evitare che in agricoltura, come in altri settori, si eserciti un dumping e che le aziende sane, quelle che rispettano che rispettano le leggi, non vengano mortificate. Anche in questo caso l’utilizzo del voucher va bene se viene utilizzato per pagare, ad esempio, la vendemmia, alla quale partecipano studenti e pensionati. Se il voucher diventa il modo per coprire il nero è un’altra cosa ed è questo il vero problema. Avere degli strumenti rigidi è a garanzia di tutti, soprattutto di chi vuole stare sul mercato in modo serio rispettando le leggi.
L’uso del voucher incide in maniera grave sul fenomeno del caporalato e dell’immigrazione?
Sì. C’è sempre stata una forte disponibilità di manodopera da parte degli immigrati, ma adesso c’è anche un fenomeno “nuovo”, quello dei lavoratori espulsi dai cicli produttivi che sono troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per trovare un nuovo lavoro e che si lanciano nel lavoro agricolo. È un’offerta di manodopera consistente ed è chiaro che l’abuso sta dietro l’angolo. Il controllo, il corretto uso dei voucher, una norma che introduca paletti precisi rispetto allo sfruttamento del caporalato, è assolutamente importante, anche per dare visibilità all’agricoltura sana che c’è nel nostro Paese. Ci auguriamo che la legge venga fatta a breve. Siamo ottimisti, abbiamo visto un sensibile cambio di passo sia da parte del ministro del Lavoro sia da parte del presidente del Consiglio, che ne ha sollecitato la realizzazione. Abbiamo visto molta più attenzione verso il mondo del lavoro agricolo.
Quanto è importante l’informazione diretta sui lavoratori?
È fondamentale. L’informazione nei confronti dei lavoratori è estremamente importante e per questo, oltre al monitoraggio, gli enti preposti dovranno dare una completa informazione su come si utilizza correttamente il voucher.
C’è un ritorno anche in materia di salute e sicurezza?
Assolutamente. Sembra una frase fatta, ma conoscere i propri diritti, quali sono le norme è importante per dare consapevolezza e molto spesso previene l’infortunio ma anche la malattia professionale. I lavoratori devono sapere quali sono le dotazioni e i dispositivi di sicurezza che devono essere loro forniti per la prevenzione.
Quali sono le disposizioni applicative che il ministero del Lavoro e l’Inps dovranno emanare per dare piena applicazione alla norma?
Ci deve essere una circolare attuativa dell’Inps e del ministero del Lavoro che ribadisca in maniera chiara l’applicabilità in agricoltura del limite di 2.000 euro per ciascun committente, ma con chiarezza, per evitare ciò che è successo con la precedente circolare del 2013 che aveva creato tanto allarmismo.
Elettra Raffaela Melucci