Come molti lettori del “diario del lavoro” sanno è in atto una vertenza aziendale alla Italiaonline (le vecchie Pagine Gialle) di Torino. La vertenza, purtroppo e come sempre è fatta di esuberi e trasferimenti. Non entro nel merito della questione di cui peraltro conosco solo i contorni che danno le cronache dei giornali, però è forse l’occasione d’interrogarsi sulle opportunità che nascono dalle difficoltà. Nel caso specifico l’azienda chiude, o dovrebbe chiudere, la sede di Torino lasciando a casa qualche centinaio di lavoratori e offrendo a qualche altro centinaio il trasferimento a Milano. Inutile, non perché tale, ma perché ovvio, sottolineare il disagio e il malessere dei lavoratori coinvolti, però, come si diceva una volta, quando si chiude una porta spesso si apre un portone. Se così fosse, come spero sia, allora il tipo di vertenza deve essere “giocata” in un modo nuovo: lungi da me spiegare ai sindacati, ai lavoratori e all’azienda come giocarsela. Certo la globalizzazione, il mondo che cambia, l’esigenze degli utenti mettono di fronte il lavoro a nuove sfide e sottrarsi sarebbe sbagliato, come sbagliato è scaricare sulle spalle dei soli lavoratori il peso dell’innovazione o magari di scelte aziendali più comode per sistemare i bilanci. La globalizzazione si può, si deve, governare, per questo pensare alle tradizionali forme di lotta ma anche di organizzazione aziendale, non può limitarsi a seguire regole di un impianto industriale che deve affrontare sfide mondiali, ma guardando ad un sistema di relazioni industriali che ha nella partecipazione dei lavoratori e in un sistema di welfare mirato nuove occasioni.
Valerio Gironi