Italia quartultima (su trenta posizioni) nella classifica europea 2023 sul life-work balance stilata da Remote, piattaforma che si occupa di tematiche relative alle risorse umane a livello globale. Prima di noi la Polonia, dopo di noi Ungheria, Slovacchia e Romania. Non una sorpresa, considerati i trend negativi che inanella il nostro paese. I criteri di riferimento per la realizzazione della classifica sono: assistenza sanitaria, salario minimo, congedo di maternità, ferie annuali retribuite, indennità di malattia, livelli complessivi di felicità, ore lavorative medie, inclusività LGBTQ+.
Cos’è, nello specifico, il bilanciamento tra vita e lavoro? “È una definizione in continua evoluzione – spiega Remote -, che descrive come gestiamo le nostre vite personali accanto alle esigenze delle nostre carriere”. Ed è una tendenza crescente delle persone, si aggiunge, quella di mettere la vita al primo posto e il lavoro al secondo.
“L’equilibrio vita-lavoro è una cultura lavorativa che comprende l’importanza degli impegni familiari e del proprio benessere” , spiegano ancora gli esperti di Remote, in cui il tempo dovrebbe essere flessibile e non dettato dal lavoro. “Mettendo la vita davanti al lavoro, speriamo di riformulare il modo in cui il mondo discute su come trascorriamo il nostro tempo”. Ma soprattutto, “un buon equilibrio vita-lavoro permetterà di rispettare le scadenze e di eccellere senza dover lavorare lunghe ore che influiscono negativamente sulla salute personale”.
Tuttavia, molti dipendenti lavorano ancora troppo e godono di poco tempo libero. “Un cattivo equilibrio vita-lavoro può comportare una serie di conseguenze per la salute fisica ed emotiva, senza contare l’impatto sulla vita sociale. La capacità di combinare con successo il lavoro con altre responsabilità e bisogni è fondamentale per trarre i benefici del lavoro remoto nella vita personale”.
Invece, le nazioni e le aziende che hanno capito e introiettato questo principio hanno rapidamente migliorato la qualità della vita complessiva dei dipendenti: “Le persone tendono a essere più coinvolte nel loro lavoro e vedono un aumento della produttività. Anche la salute fisica migliora, con meno casi di assenza e malattia”.
Tornado allo studio, Lussemburgo e Spagna restano al primo e secondo posto della classifica, le uniche nazioni europee nella top 10 a mantenere la posizione sul 2022. La Francia entra nella top tre, salendo dal quinto posto dell’anno scorso, mentre la Danimarca sale nella top cinque dalla decima posizione del 2022. Dal 28º posto nel 2022, il Regno Unito entra nella top 10 al settimo posto come uno dei maggiori progressi nell’indice, insieme all’Estonia (che entra anch’essa nella top 10). La Germania scende dalla top cinque al 12° posto. Anche la Polonia e l’Italia escono dalla top 10.
Nel Belpaese (che raggiunge il punteggio complessivo di 55.7/100) pesa l’assenza di salario minimo (siamo infatti tra paesi in Europa che non lo hanno adottato insieme a Norvegia, Danimarca, Islanda, Svezia, Austria, Finlandia) e la scarsa inclusività. Non male i punteggi relativi alle politiche sulla genitorialità, sui quali incide l’approvazione del testo unico sulla maternità e paternità e la direttiva europea sui congedi parentali. Ma c’è ancora molto da fare rispetto agli altri paesi, anche quelli fuori dalla top 10. Quanto all’orario di lavoro e alle modalità di svolgimento, l’Italia ancora non riesce ad adottare politiche che sposino le nuove esigenze della popolazione lavorativa, soprattutto quella più giovane, ma il risultato (30) conseguito alla voce “ore lavorative medie” non è poi così disonorevole.
Ma il confronto con gli altri paesi resta abbastanza impietoso. In materia di retribuzioni, per esempio, il Lussemburgo ha il salario minimo più alto equivalente a 14,26 dollari USA all’ora. I datori di lavoro, inoltre, garantiscono che uomini e donne ricevano lo stesso salario per ruoli lavorativi equivalenti. I contratti a tempo determinato e i dipendenti part-time sono coperti da normative che riguardano le condizioni salariali. Entrambi i tipi di lavoratori devono essere pagati allo stesso livello di un dipendente a tempo pieno in un ruolo equivalente.
La Finlandia è il paese più felice in cui lavorare, con un punteggio dell’indice di felicità di 7,82. Nel 2021, la nazione nordica è stata anche nominata il luogo più felice del mondo per il quarto anno consecutivo (con la Danimarca al secondo posto e la Svizzera al terzo).
Sorpresa per l’Estonia, che offre il maggior numero di giorni di ferie annuali obbligatorie (39, di cui 28 giorni di ferie annuali e 11 festività pubbliche) e supera l’Islanda e l’Austria (che offrono entrambe 38 giorni di ferie retribuite obbligatorie). L’Estonia, poi, si colloca nuovamente al primo posto insieme al Lussemburgo e alla Polonia, offrendo ciascuno 20 settimane di congedo di maternità retribuito al 100% del salario base. Paesi come il Regno Unito, la Finlandia e la Grecia offrono un periodo più lungo di congedo di maternità, ma con una retribuzione ridotta.
Elettra Raffaela Melucci