Sono 3 milioni 586 mila le unità di lavoro irregolari nel 2019, in calo di oltre 57mila rispetto all`anno precedente. Lo ha reso noto l’Istat che ha diffuso il report “L`economia non osservata nei conti nazionali”. Il tasso di irregolarità si colloca di nuovo al livello del 2013.
Il ricorso al lavoro non regolare da parte di imprese e famiglie “è una caratteristica strutturale dell`economia italiana. Sono definite non regolari le posizioni lavorative svolte senza il rispetto della normativa vigente in materia fiscale e contributiva, quindi non osservabili direttamente presso le imprese, le istituzioni e le fonti amministrative”, ha spiegato l’Istat.
Nel 2019 sono 3 milioni e 586 mila le Unità di lavoro a tempo pieno (Ula) in condizione di non regolarità, occupate in prevalenza come dipendenti (circa 2 milioni e 583 mila unità). La componente non regolare segna un calo dell`1,6% rispetto al 2018, registrando un ridimensionamento per il secondo anno consecutivo (-1,5% nel 2018 sul 2017).
Anche il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza percentuale delle Ula non regolari sul totale, risulta in calo nell`ultimo anno, scendendo al 14,9% (-0,2 punti percentuali rispetto al 2018) e tornando al livello del 2013.
Questa diminuzione è dovuta all`effetto congiunto della dinamica negativa del lavoro non regolare e dell`aumento dell`input di lavoro regolare (+0,3%), riconducibile alla componente dei dipendenti (+0,7%), la cui dinamica risulta comunque in rallentamento rispetto agli anni precedenti (+1,9% nel 2018).
Il tasso di irregolarità si conferma più elevato tra i dipendenti rispetto agli indipendenti. Tuttavia, nel 2019, le due tipologie professionali registrano dinamiche opposte: un calo per i dipendenti, dal 15,5% al 15,1%, e una crescita per gli indipendenti, dal 14,2% del 2018 al 14,4%. Nell`insieme del periodo 2016-2019 il lavoro regolare aumenta di circa 464 mila unità (+2,3%) mentre gli irregolari si riducono di circa 89 mila unità (-2,4%), determinando un calo del tasso di irregolarità di 0,6 punti percentuali (dal 15,5% del 2016 al 14,9% del 2019).
Inoltre, secondo l’istat nel 2019 l`economia non osservata vale 203 miliardi di euro, pari all`11,3% del Pil. Rispetto al 2018 si riduce di oltre 5 miliardi (-2,6%) confermando la tendenza in atto dal 2014. La componente dell`economia sommersa ammonta a poco più di 183 miliardi di euro mentre quella delle attività illegali supera i 19 miliardi. Lo ha reso noto l’Istat.
Sono 3 milioni 586 mila le unità di lavoro irregolari nel 2019, in calo di oltre 57mila rispetto all`anno precedente. L`incidenza dell`economia non osservata sul Pil si è dunque ridotta di 0,5 punti percentuali, portandosi all`11,3% dall`11,8% del 2018.
E.G.