“Il massiccio ricorso alla cassa integrazione guadagni ha contenuto l’effetto della crisi sui posti di lavoro e ha frenato, soprattutto nell’industria, l’emorragia occupazionale”. Lo rileva l’Istat nel Rapporto annuale sulla situazione del Paese nel 2009, ricordando che lo scorso anno si è registrata la prima caduta dell’occupazione in Italia dal 1995, con una riduzione degli occupati di 380 mila unità (-1,6%), soprattutto tra gli uomini (-2%; donne -1,1%).
Il picco del ricorso alla cig è stato segnato nel terzo trimestre del 2009, quando si è passati ad un valore medio del 9,5% nelle imprese con almeno dieci dipendenti.
Incremento che si è accompagnato ad una crescita in misura significativa delle risorse impiegate e destinate al sostegno di lavoratori e famiglie: per la cassa integrazione guadagni sono aumentate di oltre 1,5 miliardi di euro, per l’indennità di disoccupazione di circa 2 miliardi e di altri 1,5 miliardi per il bonus straordinario per le famiglie a basso reddito. In totale, oltre 5 miliardi di euro in più rispetto al 2008.
L’Istat parla, dunque, di due fondamentali ammortizzatori sociali: la cig, che ha mitigato l’impatto sulla perdita di reddito salvaguardando in particolare i capifamiglia, e la famiglia stessa, con i giovani che sono stati in assoluto i più colpiti dalla crisi ma che, proprio per questo, hanno contenuto le ripercussioni sui genitori.
Riguardo alle famiglie secondo l’Istat oltre il 15% delle vive in condizioni di disagio economico, con una percentuale che supera il 25% nel Mezzogiorno; una su tre non riesce a sostenere spese impreviste, quasi una su due non può permettersi una settimana di ferie lontano da casa, mentre ci si indebita sempre più. La crisi, tuttavia – viene evidenziato – ha colpito le famiglie che già stavano peggio, tanto che la maggior parte (il 60%) di quelle in condizioni di disagio economico lo era già nel 2008.
Da un lato, infatti, la percentuale delle cosiddette famiglie ‘deprivatè risulta essere nel 2009 pari al 15,3%, un valore sintetico sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Ma scorrendo le singole voci di disagio, tra il 2008 e il 2009 si nota come sia cresciuto il numero delle famiglie indifese nel far fronte a spese impreviste (passate dal 32% al 33,4% nella media nazionale), quelle in arretrato col pagamento di debiti diversi dal mutuo (dal 10,5% al 13,6% di quelle che hanno debiti) e quelle che si sono indebitate (salite dal 14,8% al 16,4%). Allo stesso modo sale al 40,6% (dal 39,4% del 2008) la quota di famiglie per cui una settimana di ferie in un anno lontano da casa è solo un miraggio. Ma non manca neppure chi, allo stremo, dichiara di non aver avuto avuto almeno una volta nel corso dell’anno soldi per acquistare cibo: la media risulta pari al 5,7% (dal 5,8% del 2008) ma al nord si sale dal 4,4% al 5,3%. E ancora: cala leggermente la quota di famiglie che non può permettersi di riscaldare adeguatamente l’abitazione (10,7% dall’11,2% del 2008), benchè – viene rilevato – i prezzi al consumo del gas e dei combustibili liquidi siano diminuiti rispettivamente dell’1,5% e del 20%.
Si riduce anche la percentuale di famiglie che riferisce di essere in arretrato con il pagamento del mutuo (dal 7,6% al 6,4%) e con il pagamento dell’affitto (dal 14% al 12,5% del totale in affitto). Scende, infine, dal 17,3% al 15,5% la quota dei nuclei familiari che dichiara di arrivare con «molta difficoltà» a fine mese. L’acquisto degli abiti necessari resta invece difficile per il 17,1% delle famiglie, in calo rispetto al 18,5% dell’anno precedente; per l’8,7% (dall’8,3%) lo sono le spese per i trasporti
Infine secondo l’Istituto laa ripresa si avvia verso una fase di progressivo consolidamento nei prossimi mesi in tutti i settori ad eccezione delle costruzioni che restano a picco, in Italia così come in altri Paesi europei quali Francia e Spagna. Lo afferma il Rapporto annuale dell’Istat sulla situazione del Paese nel 2009, avvertendo tuttavia che il recupero dei livelli pre-crisi, a partire dalla produzione industriale, non sarà rapido. (LF)
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