Nei prossimi mesi è prevista una graduale risalita dell’inflazione verso l’1% mentre una più accentuata accelerazione è attesa nei mesi finali dell’anno. È quanto stima l’Istat nelle “Prospettive per l’economia italiana nel 2018”.
A sostenere l’inflazione contribuirà la crescita dei costi dei beni energetici, determinata da un aumento dei prodotti petroliferi in parte bilanciata dal contestuale apprezzamento della valuta europea rispetto al 2017; le pressioni originate dai costi interni, per quanto in rialzo, rimarranno ancora limitate.
Nella media del 2018 il deflatore del Pil segnerà un incremento dell’1,1% dopo il +0,6% del 2017. Il tasso di crescita del deflatore della spesa delle famiglie è previsto crescere a un tasso appena superiore, con un valore analogo al 2017 (+1,2%).
Nei primi mesi dell’anno l’economia italiana è stata caratterizzata da un indebolimento dell’inflazione. Il ritmo di crescita dei prezzi al consumo ha seguito un profilo altalenante, rimanendo su valori contenuti e inferiori a quelli registrati in media lo scorso anno: nel primo trimestre il tasso di incremento tendenziale dell’indice per l’intera collettività si è attestato a +0,7% (+1,5% il massimo nel secondo trimestre 2017; +0,9% nel quarto) e in aprile ha rallentato allo 0,5%. La dinamica inflativa ha continuato ad essere guidata essenzialmente dai movimenti delle voci più volatili: alimentari non lavorati e beni energetici hanno risentito del confronto con l’analogo periodo dello scorso anno caratterizzato da forti rincari.
Anche al netto di queste due componenti non emergono però segnali di rafforzamento dell’inflazione. L’evoluzione di fondo, in presenza di limitate pressioni provenienti dai fattori endogeni, ha segnalato solo un moderato recupero, mantenendosi ancora modesta e nel complesso su ritmi inferiori o uguali a quelli della misura totale (+0,6% nel primo trimestre 2018; +0,5% in aprile). In particolare, tra le principali componenti, i beni industriali non energetici hanno confermato livelli di prezzo invariati rispetto allo scorso anno, mentre per i servizi la tendenza all’aumento è risultata moderata e incerta.
Nel confronto europeo, entrambe le misure dell’inflazione italiana si confermano inferiori a quelle relative alla zona Euro e alle principali economie europee, come effetto anche della diversa intensità della fase ciclica. In Italia la decelerazione dell’inflazione complessiva nei primi mesi dell’anno è stata appena più pronunciata rispetto a quella media dell’area euro (0,4 punti percentuali in meno tra dicembre e aprile per l’Italia; 2 decimi in meno nella zona euro), con un allargamento del differenziale di segno negativo (0,6 punti percentuali ad aprile).
Per l’inflazione di fondo la distanza è analoga e la divergenza diventa particolarmente significativa nel confronto con la dinamica dei principali paesi partner: la core inflation italiana è inferiore di circa mezzo punto a quella della Spagna, ma di quasi un punto rispetto a quella di Germania e Francia.