Nel 2010 l’Inps ha registrato per gli ammortizzatori sociali entrate per 9,1 miliardi e uscite per 21,6 miliardi con un saldo negativo per 12,5 miliardi. È quanto risulta nel bilancio Inps 2010 nel quale si evidenzia come quasi tutti gli istituti registrino un saldo negativo ad eccezione della cig ordinaria (prevista per le imprese industriali ed edili) per la quale c’è un saldo in attivo di 1,1 miliardi. Per l’indennità di disoccupazione il saldo è negativo per 7,6 miliardi mentre la cigs ha un rosso di 2,8 miliardi.
Nel prospetto dell’Inps sulla competenza economica di bilancio 2010 non è contabilizzata la cassa integrazione in deroga per la quale le imprese non pagano contributi. La cassa integrazione ordinaria è finanziata attraverso i contributi delle imprese (per quelle industriali il contributo varia da 1,9% al 2,2% sul monte retributivo a seconda delle dimensioni dell’azienda) così come quella in deroga per la quale però il contributo a carico delle imprese è più basso (0,9%, ovvero 0,6% a carico delle imprese e 0,3% a carico dei lavoratori).
Il saldo negativo complessivo per gli ammortizzatori (sempre esclusa la cassa in deroga) nel 2010 (12,5 miliardi di rosso) è stato il peggiore degli ultimi 9 anni considerati nelle tabelle Inps ma probabilmente anche dai primi anni Ottanta. Rispetto al periodo pre crisi il rosso è cresciuto in modo esponenziale (le uscite sono passate da 10,3 miliardi del 2007 a 21,6 a fronte di entrate passata da 8,8 miliardi a 9,1), da 1,5 miliardi a 12,6 miliardi.
Nel 2010 per la cassa integrazione ordinaria le entrate sono state pari a tre miliardi a fronte di 1,9 di uscite mentre per la cig straordinaria (cigs) a fronte di un miliardo e 65 milioni di entrate sono usciti tra prestazioni e contributi figurativi 3,9 miliardi (2,84 miliardi il saldo negativo). Per la cassa integrazione agricola si è registrato un saldo positivo di 79 milioni mentre per l’indennità di mobilità il rosso ha sfiorato 1,6 miliardi (706 milioni le entrate, 2,3 miliardi le uscite).
Il vero buco nero in questo periodo di crisi è stato quello delle indennità di disoccupazione con un rosso di 7,6 miliardi di euro (4,2 di entrate a fronte di 11,8 di spese). L’indennità di disoccupazione è l’unico strumento del nostro sistema veramente universale. La cassa ordinaria, infatti, vale solo per le imprese industriali e dell’edilizia mentre quella straordinaria può essere utilizzata dalle aziende che hanno almeno 15 dipendenti dell’industria, edilizia, editoria, vettori aerei e del commercio con più di 200 dipendenti. La mobilità si può usare solo nel caso di licenziamenti collettivi. I dati sulla suddivisione di finanziamento e costi degli ammortizzatori sociali sono stati chiesti ieri da Confindustria al Governo (le imprese industriali sono quelle che pagano di più). L’indennità di disoccupazione viene erogata al massimo per un anno (agli ultracinquantenni) e vale il 60% dell’ultima retribuzione per i primi sei mesi per scendere poi al 50% e al 40%. Sull’indennità di disoccupazione si concentra l’attenzione del Governo che punta, nel riordino degli ammortizzatori sociali, ma senza nuove risorse, al suo rafforzamento. (LF)
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