E’ allarme povertà in Italia, soprattutto al Sud. Nel 2013 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono il 12,6%, poco più di 10 milioni di individui (16,6% della popolazione). Erano 9,5 milioni di persone nel 2012. A renderlo noto è l’Istat nel rapporto “Noi Italia”.
La povertà assoluta coinvolge il 7,9% delle famiglie, per un totale di circa 6 milioni di individui: un dato in forte crescita rispetto al 2012 quando erano 4,8 milioni. Il Mezzogiorno presenta una situazione particolarmente svantaggiata, con in media oltre un quarto di famiglie povere; per il Centro e il Nord l`incidenza è, viceversa, molto più contenuta (rispettivamente 7,5 e 6%).
Inoltre, secondo l’Istat l`Italia è tra i paesi dell`Ue caratterizzati da un rapporto debito/Pil molto elevato. Nel 2013 questo rapporto, in crescita rispetto al 2012 di 5,7 punti percentuali, si è attestato al 127,9 per cento, valore inferiore solamente a quelli di Grecia e Portogallo.
“La dinamica di questo indicatore può essere contenuta mediante l`ottenimento di avanzi di bilancio e con dismissioni di attività patrimoniali pubbliche”, ha osservato l’Istat. Essa, inoltre, “si riduce in misura maggiore tanto più elevate sono crescita economica e inflazione”.
Nel 2013 l’indebitamento netto si riduce, portandosi al 2,8% del Pil. Tra i paesi dell’Uem, l’Italia si colloca al secondo posto, dopo la Germania, per saldo primario in percentuale del Pil (indebitamento netto esclusi gli interessi passivi); al decimo posto per l’indebitamento netto.
Sul fronte della disoccupazione, nel 2013 in Italia arriva al 12,2% (1,5 punti percentuali in più rispetto a un anno prima), raggiungendo il livello più elevato dal 1977 (anno di partenza delle serie storiche ricostruite).
Il tasso di disoccupazione giovanile, sempre nel 2013, raggiunge il 40,0 per cento, in aumento di 4,7 punti percentuali rispetto a un anno prima, e risulta molto superiore a quello medio Ue28 (23,3 per cento). Si registra un picco nel Mezzogiorno, dove il fenomeno è particolarmente accentuato per le donne (53,7).
Nel 2013 risultano occupate quasi 6 persone su 10 in età 20-64 anni, con un forte squilibrio di genere a sfavore delle donne e un marcato divario territoriale tra il Centro-Nord e Mezzogiorno.
Il tasso di occupazione dei 55-64enni è pari al 42,7 per cento, in aumento di 2,3 punti percentuali rispetto al 2012, ma inferiore alla media Ue28 (50,1 per cento). Il divario di genere più contenuto si registra in Valle d`Aosta, quello maggiore in Puglia.