L’Istat rivede al ribasso le stime sull’inflazione. Ad aprile si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registri una diminuzione dello 0,1% su base mensile e un aumento del 6% su base annua (da +6,5% del mese precedente). La stima preliminare era +6,2%.
La stima definitiva di aprile, sottolinea l’istituto di statistica, accentua il rallentamento dell’inflazione registrato dai dati preliminari. Questa dinamica è imputabile per lo più all’inclusione del bonus energia (elettricità e gas) nel calcolo degli indici dei prezzi al consumo, resa possibile dalla disponibilità di stime sulla platea dei beneficiari (estesa dal primo aprile fino a comprendere circa 5 milioni di famiglie, 3 per il bonus elettricità e 2 per il bonus gas, con valenza retroattiva dal primo gennaio 2022).
Le tensioni inflazionistiche continuano tuttavia a diffondersi ad altri comparti merceologici, quali i beni durevoli e non durevoli, i servizi relativi ai trasporti e gli Alimentari lavorati, con la crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa che si porta a +5,7%.
Il rallentamento dell’inflazione su base tendenziale, sottolinea l’Istat, si deve prevalentemente ai prezzi degli energetici (la cui crescita passa da +50,9% di marzo a +39,5%) ed è imputabile sia alla componente regolamentata (da +94,6% a +64,3%) che a quella non regolamentata (da +36,4% a +29,8%). Decelerano anche i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,3% a +2,4%).
Accelerano invece i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +1,0% a +5,1%), quelli dei beni alimentari lavorati (da +3,9% a +5%), quelli dei beni durevoli (da +1,6% a +2,2%) e dei beni non durevoli (da +1,3% a +1,9%).
Pertanto, l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +1,9% a +2,4% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,5% a +2,9%. Su base annua rallentano i prezzi dei beni (da +9,8% a +8,7%), mentre accelerano quelli dei servizi (da +1,8% a +2,1%). Si riduce quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -8 punti percentuali di marzo a -6,6).
Il lieve calo congiunturale dell’indice generale è dovuto ai prezzi degli energetici regolamentanti (-12,5%) e, in misura minore, di quelli non regolamentati (-3,9%), la cui diminuzione è in parte compensata dalla crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,8%), degli alimentari lavorati (+1,6%), degli alimentari non lavorati (+0,8%) e dei beni non durevoli (+0,6%). L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,2% per l’indice generale e a +2% per la componente di fondo.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra un aumento su base mensile dello 0,4% e del 6,3% su base annua (da +6,8% nel mese precedente). La stima preliminare era +6,6%.
L’aumento congiunturale dell’Ipca, a differenza del lieve calo registrato dal Nic, è spiegato dalla fine dei saldi stagionali prolungatisi in parte anche a marzo e di cui il Nic non tiene conto. I prezzi di abbigliamento e calzature registrano infatti un aumento congiunturale pari a +5,5%. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,2% su base mensile e un aumento del 5,8% su base annua.
tn