“Il tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno è circa due volte e mezzo quello del Centro-Nord e solo un terzo delle province meridionali ha registrato una riduzione significativa della disoccupazione”. Lo sostiene l’Isae nel Rapporto, presentato oggi, sulle “Dinamiche dei mercati locali del lavoro”, dal 1995 al 2007. Secondo l’analisi dell’istituto, i flussi migratori interni, “anziché agire nel senso di un riequilibrio dei differenziali territoriali nei tassi di disoccupazione, hanno rappresentato un elemento di ulteriore ampliamento dei divari”, impoverendo le aree di origine. In più, i sistemi locali meridionali hanno accusato un maggior grado di riallocazione della manodopera, con un’incidenza negativa sulle loro performance nel mercato del lavoro. Le cause sono da attribuire alla minore diversificazione della produzione al Sud, alla maggiore presenza di produzioni ad alta intensità di lavoro non qualificato, alla minore capacità di attrarre investimenti dall’estero e alla forte dipendenza dalle regioni più sviluppate. Tra le ipotesi di politica industriale l’Isae sostiene, in particolare, l’esigenza di stimolare l’attrazione di investimenti esteri, in particolare nel settore delle energie rinnovabili. (LF)
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