“Io sono Giorgia”. E si potrebbe aggiungere “io sono Giorgia, madre single”. Abbiamo capito tutti di quale Giorgia stiamo parlando. Ma se volessimo mettere in moto la fantasia, potremmo pensare a un’altra Giorgia. Una mamma single, appunto, magari con un lavoro sottopagato, perché donna. Una lavoratrice, costretta a subire un part time involontario, che, con la leggera busta paga che ogni mese il suo datore le accredita sul conto corrente, deve fare i salti mortali per non far mancare nulla a sua figlia. Immaginiamo, ancora, che la nostra Giorgia, in uno dei rari momenti di riposo, accenda la televisione. In un programma sente la notizia che è in circolazione una carta, rivolta alle famiglie più in difficoltà, per l’acquisto dei beni alimentari. L’importo è di 380 euro. Non sono molti, pensa tra sé e sé Giorgia, poco più di un euro al giorno in un anno. Comunque meglio di nulla, si affretta a dire, visto il caro prezzi. Ma poi, sentendo i requisiti che bisogna avere, scopre che lei e sua figlia ne sono escluse. La carta, infatti, è rivolta a nuclei familiari con almeno tre componenti. Arrabbiata e triste cambia canale.
Nella frenetica corsa che le sue dita fanno sui tasti del telecomando, la sua attenzione viene catturata da una trasmissione. Si parla di asili. Giorgia ascolta incuriosita. Sua figlia lo frequenta. La voce che esce dal tubo catodico afferma che gli asili saranno gratis – rullo di tamburi mentre la nostra amica trattiene il fiato – a partire dal secondo figlio. Ma come, sbuffa amareggiata Giorgia. Togliere dalla lista delle spese mensili la retta dell’asilo sarebbe stato un bel sollievo. Ma non è finita qui. Vuole sapere le motivazioni di questa decisione, di questo sbarramento. La voce dello schermo sostiene che le donne che hanno messo al mondo già due figli hanno già dato molto al paese, quindi vanno aiutate. Ecco, oltre il danno anche la beffa. Non solo non avrò l’asilo gratis, vista anche tutte la fatica che ho fatto per trovare un posto a mia figlia, ma mi sputano in faccia anche il fatto che non sto contribuendo al benessere del mio paese. Io, si schiarisce, con sdegno, la voce, io che ogni mese pago le tasse.
Dio, patria e famiglia. Della famiglia, almeno quella tradizionale, così tanto glorificata e innalzata a modello universale per schiacciare altre idee di famiglia, non c’è nemmeno l’ombra. Dio vogliono difenderlo. Vogliono combattere per difenderlo. Ma quale Dio? Combattere e difenderlo come? Un terreno molto pericoloso e scivoloso quello intrapreso da chi dice di agire in e per nome di Dio. C’è poi la patria, o la nazione, sfilacciata, divisa. E anche qui viene da chiedere che idea di nazione. Quella con cittadini di serie A e di serie B? Quelle dove alcuni possono giocare con il fisco, e altri sostengono, muti e indefessi, la sanità pubblica con le proprie tasse?
Giorgia, la nostra Giorgia è stanca. Spegne la televisione e si alza dal divano. O mio Dio, ora mi diranno anche che sono una fannullona che poltrisce, tra ozio e sussidi, sul divano? Ma poi la vista di sua figlia che dorme scaccia via ogni pensiero. Si toglie le pantofole e si mette sotto le coperte. Forse qualcuno potrebbe cancellare le accise della benzina. Sogna serena Giorgia.
Tommaso Nutarelli