Calo demografico, inflazione e rallentamento dell’economia, sono questi i pericoli che, nel medio e lungo periodo, minacciano la tenuta del welfare italiano secondo il rapporto del Think Tank “Welfare Italia”, sostenuto dal gruppo Unipol e da The European House -Ambrosetti.
Il filo conduttore dell’edizione 2022 è quella di definire un New Deal per quanto riguarda il sistema di welfare, capace di tenere insieme, da un lato, un modello di protezione universale sempre più avanzato, capace di produrre soluzioni di precisione per far fronte agli shock socio-economici che possono colpire una precisa categoria sociale, e dall’altro, la sostenibilità. In quest’ottica il report sottolinea la necessità di una crescente cooperazione tra pubblico e privato, e un’analisi e un monitoraggio costante dei flussi demografici del nostro paese, con una bilancia sempre più sbilanciata dove, in prospettiva, l’aumento della popolazione anziana e un progressivo assottigliamento di quella lavorativa metteranno a rischio la tenuta delle politiche di protezione sociale. In Italia il welfare assorbe quasi il 63% della spesa pubblica, pari a quasi 597 miliardi di euro. Tra i quattro pilastri che lo compongono, previdenza, sanità, istruzione e politiche sociale, le pensioni occupano, in termini di spesa, il primo posto, con più della metà delle risorse assorbite. Uno sbilanciamento che determina un’incidenza negativa sugli altri tre pilastri.
Il rapporto spiega come il crescente bisogno di protezione generato dalla pandemia, unito all’aumento del costo dei bene energetici e la crescita dell’inflazione rischiano di portare all’8,8%, la quota di famiglie di povertà assoluta, ovvero 6,4 milioni di persone. La contrazione dei salari dovuta al caro vita costituisce un ulteriore fenomeno di stress per il sistema di welfare e le famiglie, visto che l’Italia è il prima paese tra i big europei per spesa privata out of pocket destinata alla sanità.
Altro elemento di debolezza per il nostro welfare è l’inverno demografico che il nostro paese sta vivendo. Nonostante il numero degli immigrati faccia segnare ancora un saldo positivo, seppure in calo, con evidenti benefici per il Pil e il sistema previdenziale, il 2021 è stato il primo anno che ha visto i nuovi nati al di sotto delle 400mila unità. Stando al trend attuale, nel 2035 l’Italia perderà il 4,2% della popolazione, pari a 4,4 milioni di persone, mentre il welfare dovrà sostenere 3,6 milioni di over 65 in più, e il numero dei pensionati supererà quello degli attivi. Il documento spiega come i bonus che i vari governi hanno erogato a sostegno della natalità non hanno invertito il calo demografico. Inoltre la difficoltà nel conciliare i carichi di cura familiare con il lavoro è pagata principalmente dalle donne.
Le soluzioni offerte dal report per una migliore sostenibilità del welfare puntano a una maggiore e più efficiente integrazione tra pubblico e privato, pensando, ad esempio, a una posizione di previdenza integrativa per tutti i nuovi nati, o valorizzando maggiormente il welfare aziendale e contrattuale. Mentre per contrastare la dinamica demografica negativa, il sostegno alla maternità dovrebbe essere pensato a 360°, non limitandosi all’erogazione di bonus, impostando, ad esempio, i congedi per la madre e il padre in modo gender neutral, al fine di non svantaggiare uno dei due genitori.
Tommaso Nutarelli