Il diario del lavoro ha intervistato il segretario nazionale della Fp Cgil Florindo Oliverio in merito alle recenti proteste del personale Anpal e dell’ispettorato Nazionale del lavoro sull’esclusione delle indennità di amministrazione. Per il sindacalista, è stato fatto un pasticcio nella compilazione delle tabelle per la ripartizione delle risorse, e nonostante il sindacato abbia avvertito per tempo il ministero del lavoro e nonostante le rassicurazioni della politica, i lavoratori Inl e Anpal continuano a essere esclusi dall’indennità.
Oliverio, come sindacato contestate il mancato coinvolgimento del personale dipendente delle Agenzie dello Stato e del Governo del Dpcm sull’armonizzazione delle indennità di amministrazione del personale appartenente alle aree professionali dei Ministeri. Perché non sono stati inclusi? Dimenticanza? Oppure una semplice svista?
No, c’è stata una interpretazione restrittiva della legge di bilancio 2020, che prevede 80 milioni di euro per l’allineamento delle indennità di amministrazione dei ministeri. Il Mef ha ritenuto che la norma sia applicabile solo ai ministeri e non ad altri enti, e fino a qui sembra abbastanza logico.
Ma?
C’è un dettaglio che non si è tenuto in considerazione: con un’altra norma dal 2017 alcuni lavoratori ministeriali, come gli ispettori, sono stati trasferiti dal ministero del lavoro a INL e ANPAL, due agenzie che ricordo sono strumentali del ministero stesso. Durante il trasferimento, hanno trasferito tutte le attività e le passività, ma non le indennità di amministrazione. Ma questi lavoratori ne hanno diritto, è cambiato formalmente il nome del posto di lavoro, quindi da “ministero” ad “agenzia” o “ente”, ma non è un motivo valido per escluderli dall’indennità.
Una questione di nomenclatura diversa, insomma, che ha creato un problema di interpretazione.
Per la verità noi avevamo pure immaginato che si andasse a creare questo problema e in tempi non sospetti chiedemmo sia al ministro del Lavoro, Andrea Orlando e al direttore dell’Ispettorato Bruno Giordano di intervenire in anticipo, per far sì che il Mef applicasse la norma includendo i 90 lavoratori di Anpal e i 4mila Inl.
Li avete avvisati con la vostra lettera unitaria che avete inviato il 14 febbraio?
Anche prima di quella lettera. In realtà ne avevamo discusso già in passato in interlocuzioni formali direttamente con Orlando e ancora prima avevamo informato la politica ai tempi della legge di bilancio del 2020. Noi sappiamo che sia Giordano che Orlando sono intervenuti sul Mef e all’epoca ci avevano garantito che era tutto a posto. Quando poi si è letto la bozza del dpcm, pure loro sono caduti dal pero. Noi stiamo continuando a interloquire con Palazzo Vidoni, con il Mef, però fino a quando non si trova una soluzione definitiva noi non possiamo fermarci. Se non si riesce a modificare il dpcm chiediamo che si faccia una norma ad hoc che preveda il rientro di questi lavoratori nelle tabelle del ministero.
Quindi chi di dovere sapeva da tempo, vi ha anche tranquillizzato sul problema ed è addirittura intervenuto per trovare una soluzione. Ma non è servito.
Si, una volta che siamo stati rassicurati dall’INL ovviamente non ci siamo preoccupati più di tanto. In fondo, anche altre amministrazioni che afferiscono al mondo dei ministeri sono formalmente fuori dall’elenco del dpcm; ma questo personale è stato comunque ricompreso, come per esempio la giustizia amministrativa. Infatti, nell’elenco non c’è scritto “Consiglio di Stato”, “Avvocatura di Stato” o “Tar”, ma questo personale gode giustamente dell’armonizzazione delle indennità del ministero della Giustizia, perché questi Enti hanno una indennità di amministrazione collegata al Ministero. Quindi doveva applicarsi la stessa logica per le realtà analoghe di INL e Anpal, in quanto nascono dal ministero del Lavoro e la loro indennità è di questo ministero. Insomma, è stato faccio un pasticcio nel riparto, che va recuperato. Inoltre, come sindacato avevamo anche sottolineato come questi 80 milioni non fossero adeguati a un completo allineamento delle indennità. Oggi rischiamo di tagliare fuori dalle indennità INL e Anpal, collocandole nella parte più bassa della redditualità fissa e continuativa del mondo delle Funzioni centrali, e questo non è assolutamente sostenibile.
Strano che ci sia stato questo pasticcio proprio su questi Enti e non su altri, come per esempio per la Corte dei Conti.
Si, anche questo ente non si chiama “ministero” se si volesse essere cavillosi. In realtà loro hanno ragionato in questo modo perché dicono che non hanno una documentazione di supporto sufficientemente chiara. Per quanto riguarda la Corte dei Conti, così come del Consiglio di Stato e del Tar, nella disposizione che istituisce le indennità di amministrazione si trova esressamente scritto un collegamento diretto nell’evoluzione dell’indennità del ministero della Giustizia. Invece su Inl e Anpal loro dicono che non hanno una norma simile così “blindata”. Infatti, se andiamo a leggere la norma istitutiva dell’Inl e Anpal, c’è scritto solo che il personale transita dal ministero del Lavoro verso Inl e Anpal e si porta dietro il trattamento economico. Ma la norma non parla di una evoluzione nel tempo legata all’indennità di amministrazione del ministero del lavoro.
Il ministero del Lavoro è stato quindi “svuotato”, trasferendo gli ispettori ma non le loro indennità.
Si, infatti è singolare che si siano portati fuori i lavoratori dal ministero del Lavoro per inserirli in queste due agenzie, lasciando quindi di fatto al ministero solo l’apparato centrale, senza però portarsi dietro anche le indennità. Nei territori, nell’articolazione nazionale, il ministero del lavoro oggi si chiama Ispettorato nazionale del lavoro. Non esiste più un ufficio periferico del ministero del lavoro.
Gli 80 milioni quindi si ripartirebbero anche con questi Enti?
Si, ecco perché ci lamentavamo che non erano sufficienti, perché questi 80 milioni si devono redistribuire su tutto il personale, ricomprendendo anche questi enti. Ora, non si dica che siccome gli 80 milioni sono redistribuiti so 100, altri 20 sarebbero un problema; bisognava pensarci prima e prevedere il riparto su 120 dall’inizio. Comunque, capisco che diventi un problema questo inserimento perché si dovranno modificare le tabelle, ma cerchiamo di capire quanto significa questo importo, facciamo due conti e ragioniamo, se c’è bisogno, sull’eventualità di fare una norma che integri nuovi fondi. Una risposta va data.
La coperta è corta quindi, se entrano Inl e Anpal nelle tabelle, suggerite o di redistribuire gli 80 milioni e tutti prenderebbero delle indennità più magre. Oppure si potrebbe immettere con una norma nuovi e ulteriori fondi per distribuire a tutti delle indennità piene e senza tirare la coperta a nessuno.
Esatto, perché gli 80 milioni sono una cifra fissa e complessiva da utilizzare per armonizzare le indennità tra i ministeri. Infatti, nella norma non c’è scritto in dettaglio quale ministero deve prendere una certa cifra. Semplicemente si deve dividere tra i lavoratori dei ministeri l’importo di 80 milioni.
Tutti sapevano ma il fatto più curioso è che concordavano e concordano tutt’ora con le vostre rimostranze.
Si, Orlando e Giordano comprendono il problema. Oramai tutti ci dicono che abbiamo ragione, ma la questione va risolta. Inoltre, non è stato bollinato questo provvedimento alla Corte dei Conti; quindi, se si volesse ci sarebbe il tempo per fare gli aggiustamenti nelle tabelle. Capisco che dando in pasto al mondo le tabelle di un provvedimento non ancora formalmente emanato può creare qualche disagio apportare dei cambiamenti. Ma ci dovevano pensare prima, le tabelle non le abbiamo fatte girare noi.
Quindi tecnicamente esiste la possibilità di aggiustare questo pasticcio?
Assolutamente sì. Il provvedimento è modificabile. Alla Corte dei conti dovrebbero dire che hanno sbagliato a compilare una tabella e che la devono rivedere, punto. Se divido 80 per 120 teste piuttosto che per 100 alla Corte dei conti non interessa, il saldo sarà sempre 80 milioni. Come detto prima, non c’è scritta nella legge di bilancio una ripartizione dettagliata su quanto debba prendere ogni singolo ministero. Hanno sbagliato a fare i conti e li devono rifare, tutto qui. Oppure ci devono dire, se non mettono mano alle tabelle, quale provvedimento risolve il problema. È un nuovo decreto? È uno stanziamento aggiuntivo? Quindi un decreto dedicato, che ovviamente copra il 2020 e 2021? Manterremo stato di agitazione così come lo sciopero previsto per il 18 marzo, fintanto che non trovano una soluzione.
Oggi vi siete incontrati con il ministero del Lavoro, come è andata?
Abbiamo ottenuto un impegno a risolvere la questione in un incontro che si terrà mercoledì 9 marzo tra i ministri dell’Economia, Daniele Franco, del ministero del Lavoro Orlando e della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta.
Emanuele Ghiani