Una nuova sfida è già iniziativa: occorre crederci e saper affrontare il cambiamento nel modo giusto. Dopo l’epoca del motore a vapore, quella delle motore elettrico e l’automatizzazione dell’industria degli anni Settanta, oggi la capacità di integrare tecnologie avanzate nella nuova architettura industriale trasformerà produzione e lavoro cambiando per sempre manifattura e modello sociale attorno ad essa.
La robotica, i big data, il cloud computer, i sistemi cyber, l’internet delle cose (IOT), la produzione additiva con le stampanti 3D sono alcune delle tecnologie che stanno dando vita a Industry 4.0 e avranno il potere di trasformare la produzione industriale modificando la natura dei rapporti tra fornitori, produttori e clienti, così come il rapporto tra uomo e macchina. Grazie all’IOT e ai big data, già oggi le macchine sono in grado di comunicare tra di loro mentre “imparano” a fianco delle persone, cosa che le rende molto più efficienti dei modelli che le hanno precedute.
Lo smart working è già una realtà in espansione in numerose aziende: dimostrazione del fatto che le nuove tecnologie possono cambiare anche le modalità organizzative, aiutando al contempo aziende e lavoratori ad aumentare la produttività e a conciliare meglio esigenze professionali, familiari e personali.
Il sindacato, per la sua parte, non può permettersi di temere un futuro che nei fatti è già presente, o di rimanere indietro.
E’ per questo che oggi il rinnovo contrattuale che stiamo discutendo con Federmeccanica non è in realtà solo un rinnovo contrattuale: è qualcosa di più profondo e difficile, è un vero e proprio cambio culturale nel sistema delle relazioni sindacali e industriali.
E come tutti i cambiamenti richiede, da parte di tutti i soggetti coinvolti, lo sforzo di andare oltre le ideologie (che non servono più a nessuno, tantomeno ai lavoratori), oltre i reciproci pregiudizi e le resistenze di ruolo e di posizione.
Come FIM vogliamo un Contratto che guardi a questo futuro; abbiamo trovato punti di convergenza importanti e innovativi sul welfare integrativo, abbiamo sancito il diritto soggettivo alla formazione e il rilancio dell’apprendistato. Siamo il Paese con più elevato gap di competenze e se non recuperiamo questi ritardi proprio puntando sulle persone, la loro cultura, formazione e professionalità, Industry 4.0 sarà un’occasione veramente selettiva che lascerà indietro molte persone.
Ora, nelle prossime settimane, dovremo confrontarci sul modello contrattuale (e sul rapporto tra i due livelli di contrattazione), sulla retribuzione, sull’inquadramento professionale e sulla partecipazione, sulle politiche attive e organizzative.
Il modello contrattuale va ristrutturato: il contratto nazionale deve rimanere strumento di garanzia normativa forte e solidale di re tutela dei salari dall’inflazione; con la contrattazione decentrata, invece, si individuano gli obiettivi, la programmazione e i premi legati alla crescita di produttività, qualità e competitività aziendale e alla professionalità perché la ricchezza va distribuita laddove è generata, cioè in azienda.
E i lavoratori devono partecipare, così come da anni avviene nel sistema industriale nord-europeo, alle scelte strategiche aziendali perché i cambiamenti, per essere veramente tali, per essere culturali, devono essere fatti assieme.
Vanno sperimentate forme di partecipazione avanzate, di tipo strategico e organizzativo, prevedendo l’inserimento di lavoratori negli organismi di controllo e di gestione delle aziende. Vanno inoltre definite proposte per diffondere pratiche di responsabilità sociale e l’adozione di codici etici aziendali. Questo futuro fatto di crescita di qualità del lavoro e di professionalità merita, anzi impone, un nuovo terreno di incontro tra impresa e lavoro organizzato, fatto di sfide condivise che metta in soffitta i residuati post-bellici del paternalismo aziendale e dell’antagonismo.
La contrattazione di prossimità, vicina al luogo di lavoro, è quella che può stare in maniera più reattiva dentro il cambiamento. Si dice che I4.0 porterà ad una produzione seriale , a piccoli lotti, quasi ad una dimensione “sartoriale”. Il decentramento contrattuale è la traiettoria più virtuosa per seguire le sfide del cambiamento della manifattura.
La FIM ha sempre esercitato la responsabilità della contrattazione per difendere l’occupazione, per salvaguardare il sistema industriale e per rilanciarlo.
Competitività ed innovazione sono i nostri fari: non c’è più spazio per soluzioni tradizionali o per sindacalisti relegati alla marginalità o ridotti ad ostaggi delle trasmissioni televisive di intrattenimento. Bisogna tornare tra i lavoratori e dentro l’organizzazione, ascoltare, studiare con il rispetto, l’attenzione e la curiosità di chi sa che la smart factory ha bisogno di smart unions.
Industry 4.0 sarà veramente una opportunità se parteciperemo in modo attivo alla sua progettazione.