“La fase recessiva si è conclusa, il clima generale è positivo ma resta di grande incertezza”. Così il vicepresidente dell’associazione degli industriali metalmeccanici, Luciano Miotto, ha dato il via alla conferenza stampa di Federmeccanica sulla presentazione della 115° indagine congiunturale dell’industria metalmeccanica.
La ripresa c’è e a trainarla sono state nel secondo trimestre 2010 le esportazioni, soprattutto verso Germania e Francia, e l’aumento della domanda per beni d’investimento in macchine e attrezzature presumibilmente legati agli incentivi fiscali previsti dalla Tremonti ter.
La produzione metalmeccanica è aumentata del 3,1% rispetto al trimestre precedente e del 14,1% rispetto allo stesso periodo del 2009. I volumi mediamente prodotti però risultano tuttora inferiori di circa 28 punti percentuali rispetto a quelli realizzati prima della precedente fase recessiva. La ripresa della produzione è risultata più evidente, nel secondo trimestre, per i settori del metallo (+7,9%) e delle macchine e apparecchiature meccaniche (+17,2%).
Rispetto al fattore lavoro nelle imprese con oltre 500 dipendenti prosegue il ridimensionamento dei livelli occupazionali, anche se in misura più contenuta rispetto a fine 2009, e un’impresa su quattro prevede di dover procedere, entro fine anno, a ridimensionamenti dell’occupazione.
Aumentano le richieste di cassa integrazione ma si riduce l’uso effettivo della cassa rispetto alle ore autorizzate. Ciò dimostra come le aspettative delle imprese risultino più negative delle difficoltà reali.
Alla domanda se questa lenta ripresa dell’industria metalmeccanica sia da imputare anche all’assenza di un ministro dello Sviluppo economico il vicepresidente Miotto ha risposto: “Non è un problema di uomo ma di idee”. Per accelerare la ripresa infatti per Federmeccanica è necessaria una politica industriale che si basi su idee innovative capaci di riportare il paese non solo ai livelli pre-crisi ma anche a livelli superiori, come sta accadendo in altri paesi dell’Unione europea, quali la Germania. Su questa mancanza di idee italiane pesa, dice Santarelli, anche l’assenza di una politica industriale europea.
Per quanto riguarda la convocazione di Federmeccanica a Fim e Uilm il 5 ottobre a un tavolo specifico sulle deroghe al settore auto, il direttore generale Roberto Santarelli ha ricordato che i due sindacati, che già precedentemente avevano espresso le loro rispettive contrarietà a intraprendere un percorso specifico per il settore dell’auto, daranno la loro risposta domani nel corso dell’incontro di trattativa.
Rispetto alla richiesta della Fiom di interrompere la trattativa sulla derogabilità per riaprire un confronto sulle regole per la rappresentanza invece Santarelli ha ribadito che non c’è alcuna intenzione di interrompere un negoziato necessario non solo per adempiere agli impegni contrattuali, ma anche, al di là dell’aspetto propriamente formale, per agire nell’interesse dei lavoratori salvaguardando la competitività della produzione metalmeccanica.
Inoltre, ha sottolineato Santarelli, bisognerà attendere lo sviluppo della dialettica interna non solo alla Cgil ma anche alla stessa Fiom, ferma restando la volontà e la disponibilità da parte di Federmeccanica di riprendere il rapporto interrotto.
Infine Federmeccanica ha confermato la convocazione per Fim e Uilm il 5 ottobre e ricordato che la discussione sulla rappresentanza è competenza specifica delle confederazioni, alle quali ha rinnovato l’invito ad avviare un confronto.
Francesca Romana Nesci