Quello che si sta consumando tra Industria Italiana Autobus, Mimit e sindacati è un vero e proprio balletto. Oggi l’azienda ha scritto alle federazioni di categoria annunciando il trasferimento dei 77 dipendenti (tranne gli impiegati) della produzione della sede di Bologna a Flumeri (Avellino), di fatto decretando la chiusura dello stabilimento produttivo bolognese a partire dal 16 settembre.
Alla notizia ha fatto presto seguito la replica di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, Fismic e UglM, che in una nota unitaria hanno definito la mossa aziendale “un atto gravissimo che va contro tutti gli impegni pubblicamente assunti dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il Mimit – proseguono – ci aveva dato una serie di rassicurazione al momento del passaggio di IIA all’imprenditore Civitillo, che oggi vengono clamorosamente disattese. Il Mimit e Invitalia sono dunque responsabili di tutto questo e dovranno portare Civitillo a ritirare la comunicazione di trasferimento facendo valere il diritto di veto che Invitalia aveva dichiarato di poter agire in determinate condizioni”.
Proclamato quindi lo stato di agitazione in entrambi gli stabilimenti e inoltrata la richiesta di immediata convocazione di un tavolo istituzionale con la presenza del Ministro Urso.
Ma nemmeno il tempo di diffondere il comunicato che arriva una nota dello stesso Mimit: “A seguito del colloquio intercorso fra i titolari dell’azienda Industria Italiana Autobus e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la procedura per il trasferimento dei dipendenti della produzione della sede di Bologna a Flumeri è stata sospesa”. L’unica certezza resta l’incontro, il 2 settembre, tra azienda e organizzazioni sindacali presso il ministero sul piano industriale dell’impresa e i risvolti occupazionali.
Il formale ritiro della procedura di trasferimento è pper i sindacati un risultato “importantissimo, manda un segnale molto forte alla proprietà e anche al Governo: IIA non deve chiudere nessuna fabbrica né ad Avellino né a Bologna. I due stabilimenti – concludono in una nota Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Uglm – dovranno continuare a lavorare entrambi. La convocazione al Mimit è comunque più che mai necessaria perché il Governo deve essere garante di un piano industriale di sviluppo e di salvaguardia. Le organizzazioni sindacali e i lavoratori non permetteranno altre soluzioni”.
e.m.