“E per la 22esima volta, siamo certi che nessun Ministro, né tantomeno la Presidente del Consiglio Meloni, commenterà l’ennesimo calo della produzione industriale, che ormai va avanti ininterrottamente da febbraio 2023. Il Governo commenta, reinterpretandoli, solo i dati che aiutano a sostenere la falsa e ormai stanca narrazione di un Paese in crescita, con un ruolo internazionale mai visto”. Così Pino Gesmundo, segretario confederale della Cgil, a proposito dei dati diffusi oggi dall’Istat.
“Il silenzio – prosegue – può aiutare a superare l’imbarazzo del giorno, ma non a nascondere le radici profonde di questa crisi industriale, ormai strutturale, che ha responsabilità tutte politiche, né a invertire la tendenza. Invece di provare a costruire un vero e proprio piano industriale nazionale, il Governo sta scegliendo irresponsabilmente di sostenere e accompagnare la distruzione dell’apparato industriale e manifatturiero del Paese, quello stesso sistema che nel passato ci ha permesso di essere considerati la quarta potenza industriale a livello mondiale e che oggi, invece, è diventato terreno di scorribanda della finanzia e dei fondi speculativi”.
Per Gesmundo un esempio di questa deriva è quanto sta accadendo alla chimica di base: “il Mimit con una mano lavora al Libro Verde per una nuova strategia industriale e con l`altra, insieme ad Eni, avalla la chiusura di tutti gli insediamenti del settore, amplificando una crisi senza precedenti e determinando una inevitabile dipendenza futura dai mercati esteri per tutta l’industria italiana”.
“Occorrono urgentemente politiche pubbliche di reindustrializzazione del Paese, di tutela del lavoro, sostenute da ammortizzatori esclusivamente dedicati, e politiche occupazionali di prospettiva e di qualità, ma – conclude il segretario confederale della Cgil – servono soprattutto coerenza e capacità di intervento, non certamente il silenzio”.