Dopo la Cina e il Giappone, anche l’India cerca di mettere i piedi in Africa. Il secondo paese più popoloso al mondo ospiterà un summit senza precedenti di leader africani la prossima settimana: l’India-Africa Forum Summit.
Ospiti del primo ministro Narendra Modi saranno 40 leader di paesi africani, tra i quali dovrebbe esserci anche il presidente sudanerese Omar al Bashir, ricercato dalla Corte penale internazionale. L’incontro si terrà tra il 26 e il 29 ottobre a Nuova Delhi.
La presenza indiana in Africa è poca cosa rispetto a quella della Cina, che ha raggiunto un commercio bilaterale con l’Africa di 200 miliardi id dollari. Eppure sta crescendo, a dar retta ai dati del governo: rispetto ai 3 miliardi di dollari del 2000 si è arrivati a 70 miliardi di dollari nel 2014.
Diversamente dalle relazioni tra Pechino e i paesi africani, che sono state accelerate sulla base di un preciso disegno politico, il rafforzamento dei rapporti tra Nuova Delhi e l’Africa sono stati sospinti dalle forze economiche: dai contadini del Punjab che affittano terreni in Etiopia alla società di telecomunicazioni che gestisce la rete cellulare del Malawi.
L’India conta anche di avere, rispetto a Pechino, un maggiore appeal per motivi storico-culturali, avendo condiviso la lotta contro il colonialismo occidentale e una fitta rete di commerci marittimi nel XVI secolo.
La diaspora indiana è molto importante in Africa, conta 2,7 milioni di persone, molte delle quali vivono in Sudafrica. Lo stesso Mahatma Gandhi ha iniziato in Africa la sua lotta per l’indipendenza.