Ieri, si è svolto il tavolo al MISE sulla crisi dei call center, tra gli attori presenti alla riunione, i rappresentanti del Garante perla Privacy, Agcom, il Direttore della Conferenza Stato – Regioni, i Comuni con ANCI, le rappresentanze di settore dei sindacati e di Confindustria. I lavoratori del settore in piena crisi, rischiano solo nel mese di marzo di ricevere 450 lettere di licenziamento, invece, nell’intero arco del 2016 si parla di 8000 esuberi. Tra i problemi, la pretesa della committenza di pagare il meno possibile il servizio che viene appaltato alle ditte che forniscono il servizio di call center e la presenza sul mercato di ditte appaltatrici “impresentabili” ovvero debitrici di quote di contributi da versare allo Stato, così come ci spiegava il segretario nazionale Slc Cgil , Michele Azzola, all’intervista rilasciata a Il Diario del Lavoro.
“Forte preoccupazione per la crisi dei call center oggetto dell’incontro presso il Mise – dichiara Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil, all’uscita dal tavolo convocato dal Ministero – Il governo ha proposto un percorso che traccia possibili modifiche di scenario, restando nel contempo troppo vago e indefinito nei tempi di realizzazione. Slc non ha potuto condividerne i contenuti in quanto l’aleatorietà della realizzazione degli stessi non consentirà di provare a gestire i 500 licenziamenti già avviati dal gruppo Gepin Contact nè misure atte a definire soluzioni per gli oltre 3500 licenziamenti che saranno aperti da Almaviva Contact.”
Le proposte dei sindacati riguardavano tre punti principali: il rispetto della clausola sociale, l’estensione degli ammortizzatori sociali al settore, l’applicazione delle norme contro le delocalizzazione
“Un intervento deciso su Poste ed Enel – ha dichiarato il sindacalista – affinchè applichino le clausole sociali nelle gare già effettuate, non è più rinviabile e il governo appare invece su questo tema troppo timido. Per quanto riguarda l’applicazione delle norme contro le delocalizzazioni – ha proseguito Azzola – che sarebbe in grado di riportare un po’ di occupazione in Italia, il governo si è limitato all’idea di rilanciare i controlli senza dare certezze sull’effettiva erogazione delle sanzioni che la violazione sistematica della normativa comporterebbe. Infine, per gli ammortizzatori sociali, la previsione di convocare un tavolo tecnico che valuti l’estensione della Cigs ai lavoratori dei call center, rischia di allungare troppo i tempi e non farlo diventare uno strumento utile per la soluzione delle vertenze in corso.”