Una piccola e media impresa su quattro risulta in ritardo, a livello europeo, sulla tabella di marcia dell’euro, ma in Italia almeno il 78% delle imprese, contro il 51% della media Ue, ha stilato un ‘piano d’azione’ per riconvertirsi alla moneta unica. È quanto si rileva dall’ultimo sondaggio della Commissione Ue sull’adeguamento all’euro. Il grado di adattamento delle pmi alla nuova moneta europea, diffuso da Bruxelles, ha peraltro provocato le reazioni allarmate da parte degli eurocommissari maggiormente impegnati sul fronte monetario e delle imprese. ‘Le aziende – hanno affermato il commissario agli affari monetari Pedros Solbes e il suo collega alle imprese Erkki Liikanen – hanno fatto reali progressi nella loro preparazione, ma in un notevole numero non si sono ancora rese conto della necessità di tali preparativi, non sono loro ben chiari i tempi e stanno mancando di adottare misure che le rendano pronte in tempo’. E i numeri del sondaggio giustificano, purtroppo, l’ansia espressa dall’esecutivo Ue. L’approssimarsi del 2002, con la definitiva scomparsa della lira e delle altre undici valute nazionali di Eurolandia, ha fatto scendere solamente dal 32 al 23% la quota di pmi secondo le quali ‘non è necessario’ prepararsi in qualche modo all’euro, una convizione giudicata pericolosa da Bruxelles e che in Italia è fortunatamente radicata solo in pochi casi (7%).
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