È morto nei giorni scorsi Andrea Cammelli, professore emerito di Statistica nell’Ateneo bolognese, figlio di Sergio, il grande latinista che ha scritto testi su cui hanno studiato intere generazioni di studenti. Lo voglio ricordare sulle pagine del Diario del lavoro perchè alle sue intuizioni ed iniziative si deve la più importante banca dati sui laureati, allo scopo di favorirne l’accesso alla professione e all’occupazione. La sua creatura si chiama AlmaLaurea; una istituzione di fama e prestigio internazionale, fondata nel 1994 da Cammelli (che la diresse fino al 2015). Essa raccoglie, su di una ricca ed avanzata piattaforma informatica, i curricula di un milione di studenti (di oltre 70 Università) e ne segue il percorso sul mercato del lavoro dopo uno, tre, cinque anni dal conseguimento del diploma di laurea (sia triennale che magistrale).
I giovani vengono monitorati ad ogni scadenza attraverso la compilazione di un questionario (a cui aderisce una percentuale di poco inferiore al 100 per cento). Per ognuno di loro si crea e si aggiorna un profilo professionale, messo a disposizione delle aziende, degli studi e di chiunque sia alla ricerca di una figura con le caratteristiche che servono alla sua attività. I dati vengono raccolti, valutati e pubblicati in un Rapporto annuale sulla condizione professionale dei laureati. Un documento prezioso, molto articolato per quanto riguarda sia l’occupabilità di chi ha compiuto i diversi cicli formativi, sia le tipologie di impiego e di assunzione, sia le retribuzioni e la considerazione degli interessati per la funzione acquisita rispetto alle aspettative e alla formazione ricevuta.
AlmaLaurea è uno strumento di indubbio rilievo per le politiche attive del lavoro. Potrebbe anche essere utilizzata dalle strutture e dagli uffici pubblici che, in Italia, stentano a raccogliere e mettere in rete, in modo compiuto ed uniforme, i dati sull’occupazione sia dal lato della domanda che dell’offerta. Se ne vedranno delle belle – a questo proposito – quando si dovrà dare corso al ‘’secondo tempo’’ (quello delle tre proposte di lavoro) del reddito di cittadinanza. Nonostante l’impegno profuso da Andrea Cammelli e la disponibilità perennemente dichiarata a dare vita ad un rapporto di collaborazione che fosse in grado di condividere ed utilizzare il lavoro compiuto a Bologna, le Autorità contattate rimasero sempre nel vago e lasciarono cadere il discorso. Era questo il principale cruccio di Andrea; non riusciva a comprendere i motivi di tanta sciatteria. Io, che gli ero amico da anni (come di altri suoi fratelli), cercai di aiutarlo (quando ero in condizione di farlo per la posizione che occupavo) a trovare ascolto nei palazzi del potere.
E toccai con mano la presenza di una sordità stupida, di gelosie accademiche e burocratiche, di pregiudizi di natura politica. Cammelli non chiedeva nulla per sé, voleva soltanto fornire un servizio al Paese, nella serena consapevolezza di poterlo fare alla grande. Si trattò di un’altra occasione perduta per le politiche del lavoro e l’occupazione giovanile. Ma AlmaLaurea ha proseguito a rafforzarsi nella sua missione, grazie all’impegno dei collaboratori del fondatore: un nucleo di studiosi, analisti ed informatici cresciuti in una comunità che valorizza l’intelligenza e motiva le persone. Andrea Cammelli continua ad esistere accanto ai progressi di AlmaLaurea. Le persone vengono giudicate per le loro opere. Muore davvero solo chi non lascia nulla dietro di sé e agli altri.
Giuliano Cazzola