Secondo l’Ilo (International Labour Organization, ndr), solo in Europa, 880 mila persone sono ridotte in schiavitù, un terzo delle quali destinate alla prostituzione e quasi 700 mila vittime di sfruttamento per lavoro. Un business che frutta oltre 35 miliardi annui e che “imprigiona” 21 milioni di persone, alimentando l`illegalità, la tratta, il dumping contrattuale e la concorrenza sleale. È quanto emerge dal convegno “Le sfide dell`Immigrazione: solidarietà, lavoro e integrazione”, organizzato a Roma da Cisl, Fai Cisl, Filca Cisl ed Anolf, in occasione della giornata internazionale del migrante.
Nell’era della globalizzazione, “dobbiamo affrontare il fenomeno dell`immigrazione con concretezza e coraggio, favorendo una sana e positiva integrazione tra chi arriva e chi accoglie, diversamente, finiremmo con il diffondere il rifiuto, la discriminazione, i traffici ed i trafficanti dello sfruttamento”. Lo dichiara in una nota il Segretario confederale della Cisl, Liliana Ocmin.
In merito ai dati forniti dal ministero del Lavoro, in 439 casi, “la violazione della legge – osserva Ocmin – ha assunto carattere penale poiché si sono verificati casi di sfruttamento del lavoro minorile: ben 816 sono gli immigrati irregolari, risultanti dal controllo”. Il lavoro irregolare è preponderante in agricoltura (58%) e nell’edilizia (43%).