Una folla di amici, colleghi, politici e sindacalisti, per dare l’addio a Gigi Agostini, scomparso lunedì notte a 82 anni, colto da un malore appena terminato il suo intervento a una assemblea di Articolo Uno. Davanti alla sede della Cgil, sulla scalinata di Corso Italia, la cerimonia degli addii organizzata per il dirigente di lunghissimo corso, da molti anni ormai fuori dal sindacato, ma che dal sindacato non si era mai veramente allontanato, ha avuto una partecipazione intensa e commossa. Tra i partecipanti, oltre ai famigliari e ai tantissimi dirigenti della Cgil, anche esponenti della politica: da Massimo D’Alema a Pierluigi Bersani, a Piero Fassino, a Roberto Speranza, che ha tenuto uno dei discorsi di commiato davanti alla bara poggiata sul piazzale, circondata da fiori rossi e coperta dagli stendardi sindacali.
“Dare continuità alle sue battaglie sarà il modo migliore per ricordare Gigi”, ha sottolineato Speranza dal palco, mentre Maurizio Landini, che pure per motivi generazionali non lo aveva mai incrociato al lavoro nella confederazione, ne ha ricordato la disponibilità assoluta, intellettuale e personale: “Gigi parlava con tutti, ascoltava tutti, anche quelli che non la pensavano come lui, perché sapeva che la diversità è bellezza, e che il confronto è necessario per fare passi avanti’’.
Ma soprattutto, ha ricordato il segretario della Cgil, Agostini era un uomo “sempre a disposizione dell’organizzazione: scorrendo il suo incredibile curriculum, i moltissimi incarichi ricoperti, in diverse parti del paese, in diverse categorie e strutture, emerge la sua disponibilità’ ad andare dove occorreva la sua presenza, dove la Cgil gli chiedeva di andare, a prescindere che fosse o meno terminato il suo mandato”. Diversamente da altri dirigenti che se non sono finiti gli otto anni previsti dallo statuto per ciascun incarico non si muovono, ha osservato Landini, forse con una punta leggermente polemica.
Poi ancora applausi commossi, e infine il coro sulle note dell’Internazionale, il saluto coi pugni chiusi, per colui che si definiva un “comunista sindacalista” e che non ha mai smesso di esserlo.
NP