Nel 2011 più d’una azienda straniera lasciava il nostro paese, in quell’anno infatti le imprese a controllo estero nel paese registravano un calo dell’1,6% rispetto al 2010. L’occupazione però non ha subito perdite: anzi, nelle aziende straniere si è registrato un aumento lieve della forza lavoro (circa 1,2 milioni di lavoratori, +1,1%). Lo rileva l’Istat, nel report dedicato alle imprese a controllo estero residenti in Italia. Anche fatturato (+5,3%) e valore aggiunto (+3,3%) sono risultati in crescita, in parte, spiega l’Istituto, “per effetto di alcune importanti acquisizioni da parte di investitori esteri”. Le imprese a controllo estero residenti in Italia sono 13.527 e occupano quasi 1,2 milioni di addetti nel 2011. Queste imprese realizzano in Italia un fatturato di 493 miliardi di euro e un valore aggiunto di 96,6 miliardi. Le multinazionali estere contribuiscono ai principali aggregati economici nazionali dell’industria e dei servizi con il 7,1% degli addetti, il 16,4% del fatturato e il 13,4% del valore aggiunto. Il contributo di queste imprese alla spesa privata in ricerca e sviluppo in Italia è molto rilevante (24,2%). Le imprese estere hanno una dimensione media di 88,6 addetti e realizzano una migliore performance rispetto alle imprese a controllo nazionale in termini sia di produttività sia di redditività, anche tenendo conto delle differenze dimensionali rispetto alle imprese nazionali. Il costo unitario del lavoro è più alto per le imprese multinazionali estere in Italia rispetto a quello sostenuto dalle imprese a controllo nazionale (+45%, quasi 46 mila euro contro quasi 32 mila). Le multinazionali estere contribuiscono a un quarto delle esportazioni nazionali (25,3%) mentre il loro apporto sugli acquisti dai mercati internazionali e’ del 44,5%.
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