Si aggrava la crisi nell’area euro all’inizio del quarto trimestre, con la produzione delle imprese che cala nelle quattro maggiori economie. Lo afferma la società di ricerche Markit Economics in base ai risultati definitivi della sua indagine tra i responsabili degli approvvigionamenti per il mese di ottobre: il Purchasing managers index (Pmi) ha accusato un nuovo peggioramento a 45,7 punti, dai 46,1 punti di settembre e segnano un valore lievemente inferiore ai 45,8 punti indicati nella stima preliminare.
A pesare è stato il peggioramento nel settore del manifatturiero a cui si è aggiunta un lieve ulteriore deterioramento nei servizi, per cui il relativo indice Pmi, pubblicato oggi, è calato a 46 punti dai 46,1 di settembre.
Intanto, partendo da valori più bassi della media dell’area euro, per le imprese del terziario in Italia la situazione è leggermente migliorata. Il relativo indice Pmi è risalito a 46 punti, riferisce Markit con un comunicato, dai 44,5 punti di settembre. Migliorano ordini e occupazione, tutti in contrazione a tassi più deboli di quelli del mese precedente. Le previsioni per il futuro sono invece rimaste pressoché invariate, dice Markit, con i prezzi di acquisto e quelli alla vendita che hanno posto ulteriori pressioni sui margini di profitto.
Sulle imprese dei servizi italiane il valore di ottobre dell’indice Pmi è il meno debole da 14 mesi a questa parte, rileva Markit. Anche i volumi di nuove commesse sono diminuiti ad un tasso ridotto, il più lento in nove mesi, anche se resta considerevole a livello totale. Peraltro i tagli occupazionali, per quanto rallentati sono a loro volta proseguiti. Le aziende, si legge, hanno sfoltito il personale in linea con la riduzione dei carichi di lavoro. Il tasso di contrazione ha comunque rallentato rispetto ai massimi da record su 39 mesi di settembre ed è stato il più debole da luglio.
I dati hanno mostrato un incremento della media dei costi sostenuti dalle aziende e il tasso totale d’inflazione è stato più rapido di quello osservato il mese precedente, anche se ancora inferiore alla media storica. In base ai precedenti, secondo la società di ricerche questo aumento dei costi riflette soprattutto energia e carburante. Infine, per quanto riguarda le previsioni per i prossimi dodici mesi, le aziende italiane hanno continuato a mostrarsi caute in paragone agli standard storici della serie.