137.000 posti di lavoro persi, 210.000 se si considera anche l’indotto, e più di 2.000 imprese fallite nel 2009, il 30% in più rispetto al 2008. Questi i numeri della crisi presentati oggi da tutte le rappresentanze associative e sindacali del settore dell’edilizia nel corso di una conferenza stampa al Cnel. A un anno dalla costituzione degli Stati Generali delle costruzioni mancano ancore molte risposte da parte del governo, accusato di non aver fatto nulla, per uscire dalla crisi. Imprese e sindacati edili si sono ritrovati proprio per discutere di questo e per ribadire in un documento congiunto tutte le proposte rivolte al governo per garantire lo sviluppo del settore.
Le parti sociali hanno apprezzato i finanziamenti stanziati dal Cipe, anche se li giudicano ancora insufficienti, e hanno ribadito la necessità di rendere effettivamente disponibili tutte le risorse in tempi certi e rapidi.
Non ci sono segnali di ripresa nel settore delle costruzioni e l’uscita dal tunnel della crisi è lontana, ha detto il presidente dell’Ance Buzzetti, ribadendo la necessità di una convocazione immediata da parte del governo e di risposte concrete per una ripresa a breve termine. Buzzetti ha anche sottolineato il ruolo fondamentale della formazione per uscire dalla crisi. In questo senso, ha detto, chiediamo di ridurre il contributo pagato dalle imprese edili per l’accantonamento della cig dal 5,20% all’1,90%, pagato dagli altri settori, e di impiegare l’eventuale risparmio per la formazione e il reinserimento dei lavoratori esclusi dal mercato del lavoro.
L’edilizia rappresenta un “volano reale per riagganciare la crescita”, ha ribadito il leader della Feneal Uil Correale, sottolineando che “servono scelte politiche coraggiose e rapide, che diano al settore quella centralità economica e sociale che merita”. Vanno subito sbloccati le risorse per le infrastrutture e il patto di stabilità per i comuni virtuosi.
Correale ha poi osservato che i dati sull’occupazione vanno letti secondo un’attenta valutazione politica, dal momento che la crisi “non morde tutti allo stesso modo”. In particolare molto colpite sono le aree nel Nord-est e nel meridione e tra le regioni più interessate ai fallimenti d’impresa c’è l’Emilia Romagna. “Chiediamo inoltre, ha detto Correale, la parificazione economica dell’indennità di ds edile con quella di ds ordinaria”.
Altro punto fondamentale, ribadito dal segretario generale della Fillea Cgil Schiavella, ma condiviso da tutte le parti scoiali, è la lotta al lavoro nero. Schiavella ritiene parziali i dati Istat che evidenziano una riduzione del sommerso, perché in realtà, il fenomeno si è spostato sul lavoro “grigio”. Infatti sono aumentate in modo sproporzionato le partite iva, nuove forme di sfruttamento, che riguardano essenzialmente i lavoratori immigrati e i soggetti più deboli. Per garantire la presenza sul mercato di imprese regolari in materia retributiva e contributiva, ha aggiunto il sindacalista, è prioritario mantenere il documento unico di regolarità contributiva (Durc) nei lavori privati e ampliare lo strumento della cigo in edilizia, prevedendo l’equiparazione delle modalità del trattamento a quello dell’industria in senso stretto, che consente la sospensione totale dell’attività lavorativa fino ad un massimo di 12 mesi.
Le associazioni delle piccole imprese hanno sottolineato l’importanza innanzitutto di una reciproca correttezza tra le imprese, che devono versare il dovuto, ma anche da parte della pubblica amministrazione che deve saldare i suoi debiti che gravano soprattutto sulla liquidità, e quindi sulla sopravvivenza, dei soggetti più piccoli del settore.
Il segretario generale della Filca Cisl Pesenti ha ricordato che dalla costituzione degli Stati Generali delle costruzioni lo scorso anno, non ci sono stati interventi da parte del governo e che per fronteggiare questa mancanza istituzionale ora le parti sociali, imprese e sindacati insieme, “si stanno facendo governo”.
“Se sindacati e imprese stanno dando questo messaggio è perché manca la politica”, ha aggiunto Pesenti. La Filca chiede investimenti nel settore ma soprattutto un maggiore controllo dei subappalti, che siano specializzati e non al massimo ribasso, all’interno di una politica della legalità che premi le aziende virtuose.
Pesenti infine ha ricordato che dove è forte l’attenzione delle imprese e dei sindacati sulla sicurezza sul lavoro gli infortuni stanno diminuendo. Infine ha detto che è necessario valorizzare lo strumento della patente a punti affinché le imprese responsabili di gravi infrazioni perdano il diritto di lavorare, e le imprese irregolari siano espulse dal mercato del lavoro.
Francesca Romana Nesci