L’ipotesi, allo studio del governo, di un decreto di cancellazione tout court dei voucher, non piace alle organizzazioni di impresa, che infatti lanciano l’allarme: in questo modo, sostengono, si tornerebbe al lavoro nero. Ad aprire il fuoco contro l’abrogazione e’ innanzi tutto la Confindustria, che per bocca del presidente Vincenzo Boccia afferma: “ piuttosto che abolirli, allora meglio andare al referendum. Smontare le cose prescindendo da un dibattito non è la strada giusta”. Probabilmente, la Confindustria conta sul fatto che il referendum indetto dalla Cgil difficilmente otterrebbe il quorum, lasciando quindi in vita il sistema dei buoni lavoro.
Nello stesso modo, pero’, la pensano anche le altre organizzazioni di impresa. Fida-Confcommercio, il settore alimentare dei commercianti, definisce l’abrogazione ‘’catastrofica’’ e, a sua volta, afferma che sarebbe meglio dare la parola alle urne: “I dati Inps provano che i voucher non sono utilizzati come sostitutivi di un contratto di lavoro. Le modifiche che si sentono in questi giorni non ci trovano per niente d`accordo. Piuttosto di una modifica fatta in questa maniera, assolutamente demagogica, preferiamo la consultazione referendaria: siamo certi che gli italiani partorirebbero una soluzione meno catastrofica di quella proposta”. Inoltre, sottolinea Fida Confcommercio, “oggi non ci sono alternative per il lavoro accessorio e cancellare la possibilità da parte delle aziende di utilizzare i voucher significa di fatto incentivare il lavoro nero”.
Proteste anche dal mondo agricolo. Per Confagricoltura, “l`accelerazione sui voucher, per scongiurare il referendum, non deve vanificare uno strumento che in agricoltura si è rivelato utile, sia per le aziende, sia per i lavoratori”. Il presidente Mario Guidi ricorda che nel settore ‘’non c’e’ stato alcun boom’’ dei voucher, tanto che nel 2011 erano stati 1.991.683 mentre nel 2015 ne erano stati venduti 1.878.951. Dunque, nel mondo agricolo lo strumento “è utilizzato in modo corretto, e chiediamo che venga conservato. Se l`agricoltura può dare un dignitoso, anche se piccolo, sostegno al reddito a chi non ha un lavoro fisso che male c`è?” Tanto piu’, insiste Guidi, che i buoni lavoro in agricoltura sono impiegati solo per pensionati, studenti, cassa integrati e percettori di integrazione a reddito in attività stagionali, come raccolte e vendemmia: “Parliamo quindi di prestazioni meramente occasionali e accessorie che non penalizzano assolutamente il lavoro agricolo subordinato”.
Per Unimpresa, l’abrogazione lampo riaprirebbe la piaga del lavoro nero, e, inoltre, renderebbe piu’ costoso per le aziende, specie quelle più piccole, il costo del lavoro: “Interventi lampo, in questo terreno, dettati da mere ragioni politiche, ovvero la battaglia sul referendum costituzionale fissato per il 28 maggio, sono deprecabili e pericolosi: corriamo il rischio di giocare sulla pelle dei lavoratori una sfida ad alto contenuto tossico tra politica e organizzazioni di rappresentanza. E non ce n’è bisogno”. L’architettura dei voucher, ammette l’associazione, “ha senza dubbio subito una degenerazione e il loro utilizzo è stato caratterizzato anche da fenomeni di irregolarità”. Ci sono, tuttavia, anche aspetti positivi: “i voucher hanno avuto il merito di far emergere lavoro sommerso, dando forme di tutela finora sconosciute a decine e forse centinaia di migliaia di lavoratori”.
Ma anche nelle due confederazioni sindacali Cisl e Uil l’idea di abrogare i voucher trova opposizione. Carmelo Barbagallo, segretario generale Uil, afferma che occorre “ridurre radicalmente” l’uso dei voucher ma, avverte, “ora è in corso un tentativo di ‘eccesso di riduzione’ che rischierebbe di lasciare priva di una seppur minima tutela quei lavori davvero occasionali e eccezionali per i quali l’istituto era stato pensato da Marco Biagi”.
“Su questo punto – ha sottolineato il leader della Uil- bisognerà trovare la quadra, proprio per scongiurare che una totale abolizione dei voucher faccia ricadere nel ‘nero’ determinate situazioni in cui possono essere impegnati studenti, pensionati o disoccupati di lungo corso. Si faccia o no il referendum, sarebbe comunque preferibile fare subito un accordo, così che sia comunque pronta una nuova regolamentazione della materia, capace anche di colmare quelle eventuali lacune normative”.
Per la Cisl, Gianni Petteni avverte che ‘’abolirli significa tornare al sommerso”, e la scelta che si va profilando da parte del governo “dà un segnale evidente di come la politica non sia in grado di stare al passo con il lavoro che cambia, ma faccia prevalere scelte tattiche e di convenienza di parte”. Insiste Petteni: “non possiamo fare altro che constatare che le posizioni che esprime ora il ministro del lavoro sono incoerenti con quelle tenute al tavolo da mesi, peraltro vanificando gli sforzi di sintesi della Commissione Lavoro della Camera. Siamo di fronte ai riformisti che smontano le riforme”, ha aggiunto il sindacalista, ricordando che la Cisl “chiede da sempre di ridurre drasticamente l`utilizzo del voucher, ma l`abolizione completa significa, come da molti segnalato, ricondurre nel sommerso tutta una serie di attività. Tant`è vero che la stessa maggioranza di governo fa sapere che più in là, ma dopo aver superato le elezioni amministrative, proporrà un nuovo strumento. Una vera beffa soprattutto per chi ha proposto il referendum”.